elisa ferrero
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E' d'umore nervoso l'Egitto, molto nervoso. E le ragioni sono tante, anzi troppe. Tanto per cominciare, i giovani della rivoluzione e gli attivisti per i diritti umani sono impegnatissimi a tentare di far uscire di prigione i manifestanti arrestati domenica, in seguito alla protesta di fronte all'ambasciata israeliana. La probabilità che molti di loro si vedano infliggere pene severe è alta, purtroppo. I tribunali militari sono in piena attività, nonostante la richiesta dei giovani della rivoluzione di abolirli. Oggi è stata data la notizia che un minorenne è stato condannato a morte dalla Suprema Corte Militare. L'accusa nei suoi confronti è di stupro, tuttavia la condanna a morte è in conflitto con la legge egiziana sui minorenni. All'esercito, però, non importa un bel niente.
Eppure - e questo ha contruibuito ad accrescere follemente l'ira dei giovani della rivoluzione - con Suzanne Mubarak e relativo consorte si usano tutti i riguardi. L'ex first lady è stata scarcerata su cauzione, dopo aver promesso di restituire allo stato egiziano 3,4 milioni di dollari. La sua crisi cardiaca è improvvisamente migliorata. Anche Hosni Mubarak dice di voler restituire i beni in suo possesso allo stato egiziano (quelli che non sono già stati fatti sparire all'estero, ovviamente). Inoltre, dice di voler registrare un messaggio alla nazione, nel quale intende chiedere scusa per gli errori commessi da lui e dalla sua rapace famiglia, in cambio dell'amnistia nei suoi confronti. Inutile dire che la notizia è stata accolta da grande indignazione e rabbia. Mai e poi mai si potrà perdonare all'ex dittatore il sangue dei manifestanti, da lui versato durante la rivoluzione. Per non parlare di tutti gli altri crimini commessi in trent'anni di governo. Pertanto, è stato immediatamente indetto un "venerdì del rifiuto delle scuse di Mubarak", il 20 maggio prossimo. La minaccia è di far ripartire alla grande la rivoluzione, come già paventato per il venerdì successivo, cioè il 27 maggio.
Era dalla caduta di Mubarak che non sentivo più gli egiziani così arrabbiati, di nuovo pronti ad esplodere. Ieri sera c'è anche stato un discorso in tv del feldmaresciallo Tantawi, di fatto l'attuale capo di stato egiziano, oltre che ministro della difesa (non era lui che chiamavano "il barboncino di Mubarak"?). Ho seguito il suo discorso attraverso i commenti impietosi dei ragazzi di Twitter. L'idillio con l'esercito è davvero finito, come ben ci si poteva aspettare. Tantawi ha tenuto il discorso in occasione della cerimonia di diploma di un nuovo gruppo di poliziotti e già questa scelta ha sommamente irritato i giovani, dato il disprezzo che ancora serpeggia tra loro per le forze dell'ordine. Due sono stati i punti principali toccati da Tantawi. Il primo ha riguardato la sicurezza, considerata dal feldmaresciallo la chiave di volta del futuro dell'Egitto. Un primo brivido è corso sul filo di Twitter, a questa affermazione.Tantawi ha poi ulteriormente sottolineato come polizia, esercito e giustizia siano lo scudo dell'Egitto e del suo popolo. Secondo brivido freddo su Twitter. I cittadini, quindi, sono stati invitati a collaborare con le forze di sicurezza (cioè?), perché i militari hanno intenzione di usare il pugno duro contro chiunque (sì, ma chi?) tenti di seminare zizzania tra cristiani e musulmani. Finora questo pugno duro si è visto solo contro manifestanti pacifici.
Il secondo punto discusso da Tantawi è stata l'economia. Non c'è da stupirsi, del resto, perché sicurezza ed economia sono i due campi di fondamentale interesse per i militari, dato che tengono in mano gran parte dell'economia del paese. Comunque, Tantawi ha dichiarato che l'economia è sul punto di collassare e la colpa sarebbe degli scioperi, nei quali si infiltrano i baltagheya per creare disordini e danneggiare la produzione del paese. Chi ha orecchie per intendere, intenda, proprio oggi che c'è stato il secondo sciopero dei medici, con una partecipazione del 90%. Alla fine del discorso di Tantawi, comunque, il commento è stato unanime e concorde: "Fascista!". Nessuno dei giovani di Twitter ha usato una parola diversa per descriverlo.
L'economia egiziana, tuttavia, sembra davvero molto in crisi. Sempre secondo l'esercito (e a questo punto sarebbe interessante sentire altre fonti indipendenti), gli investimenti esteri sarebbero scesi a zero e nel settore turistico si perderebbero ogni giorno 40 milioni di dollari, con un decremento del guadagno dell'80%. Il tasso di povertà sarebbe salito a un allarmante 70%, mentre il debito (estero e locale) consisterebbe in 1080 miliardi di lire egiziane, il 90% del PIL. Nonostante questi dati negativi, però, l'esercito si dichiara ottimista sulla possibilità di recuperare, perché la struttura economica del paese è intatta, non essendoci stata la distruzione di nessuna industria. Sì - mi viene da dire - si potrebbe recuperare, se soltanto i lavoratori la smettessero di scioperare e i giovani della rivoluzione la smettessero di chiedere più libertà e diritti...
{ Pubblicato il: 18.05.2011 }