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La CELI prende una posizione sulla benedizione di persone etero e omosessuali in comunione di vita. Ascoltando la Parola di Dio e osservando i cambiamenti sociali assolve il suo compito di accompagnare i cristiani nel loro percorso di vita.
1. Nel campo del matrimonio, della famiglia e della sessualità osserviamo una molteplicità di comunioni di vita scelte in maniera responsabile e con autodeterminazione dalle persone.
2. Le comunioni di vita vissute in maniera responsabile si basano sulla volontarietà, la continuità, la fiducia e l’assenza di violenza.
3. L’omosessualità fa parte delle espressioni della sessualità in generale; gli omosessuali non inventano il loro orientamento, lo trovano.
4. Da questo derivano rivendicazioni di equivalenza fino all’equiparazione delle comunioni di vita omosessuali che soddisfano le caratteristiche summenzionate di un’unione vissuta in maniera responsabile.
5. La benedizione divina fa percepire in maniera intensa l’amorevole andare incontro di Dio verso tutti.
1.Introduzione: Definizione della posizione
Molte Chiese si trovano oggi a riflettere su come vengono percepiti gli sviluppi e le necessità sociali nel matrimonio, nella famiglia e nella sessualità che devono essere considerati nuovamente e diversamente nella realtà ecclesiastica.
Il Sinodo della CELI con la sua delibera 2010/24 ha avviato un processo di riflessione che ha l’obiettivo di elaborare un documento programmatico della Chiesa sul tema della benedizione di varie forme di comunioni di vita. Queste “comunioni di vita” riguardano persone che vivono in un’unione vincolante etero o omosessuale.
I fondamenti giuridici ed ecclesiastici delle unioni etero e omosessuali hanno raggiunto un livello di osservanza e di discussione estremamente diverso nei differenti paesi.
Come membro della Federazione Luterana Mondiale (FLM) la CELI si vede inserita nel processo delle Chiese luterane che è iniziato nel 2007 con il documento di Lund “Matrimonio, famiglia e sessualità” e che si concluderà nel 2012.
Il seguente documento di posizione è il risultato della riflessione avvenuta nel seno della CELI.
2.Sessualità vissuta
Le caratteristiche di una relazione vissuta in maniera responsabile si basano sulla volontarietà, la continuità, la fiducia e l’assenza di violenza. Resta compito di ogni persona viverla in maniera responsabile indifferentemente dall’orientamento sessuale. Giovano comunque le considerazioni che seguono.
2.1. L’omosessualità nella scienza umana
La ricerca sociologica e psicologica, così come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno preso nettamente le distanze dal considerare l’omosessualità come una forma malata di sessualità.
Nell’affrontare scientificamente la questione se l’omosessualità sia una forma malata di sessualità, per lungo tempo si è creduto di poter trovare una causa dell’omosessualità in circostanze e particolarità biografiche degli interessati. Così ad esempio in un disturbo nella ricerca della propria identità sessuale durante la crescita, o in contatti con l’omosessualità prima di aver raggiunto un’identità sessuale definita. Da questo è derivato l’approccio che l’omosessualità potesse essere influenzata e trattata attraverso un’assistenza spirituale e una terapia adeguata e potesse così essere “curata”. Non si è potuta provare scientificamente questa teoria, dato che un’identità sessuale si forma e si consolida in maniera molto più complessa.
Anche la causa genetica, quindi una determinazione biologica, ha svolto un ruolo nel dibattito sull’origine dell’omosessualità. L’entusiasmo per le conoscenze acquisite nella ricerca genetica ha indotto a supporre dei motivi definiti geneticamente come causa dell’omosessualità. Questa ipotesi non è stata mai dimostrata scientificamente. Attualmente motivazioni monocausali come un “gene responsabile” vengono considerate scientificamente superate per una situazione così complessa.
Anche presunti disturbi dell’equilibrio ormonale negli omosessuali sono stati oggetto di ricerche che non hanno potuto dare un serio contributo alla questione.
Sulla base della ricerca biomedica viene dimostrato che l’omosessualità fa parte delle espressioni della sessualità, quindi rappresenta una condizione naturale. Per questi motivi la condanna morale dell’omosessualità non può essere in alcun modo giustificata.
2.2. Come la società si confronta con il tema dell’omosessualità
L’omosessualità continua a non essere accettata da tutti nella società; a questo contribuisce anche un’interpretazione acritica della Bibbia. Ricorrere alle prospettive bibliche in questioni etiche attuali non significa affatto ripetere solamente letteralmente il passato, ma confrontarsi con il contesto del passato.
Inoltre il rispetto dell’autonomia del singolo in una società pluralistica esige la tolleranza e il rispetto di diverse forme di condotta di vita.
Dietro al concetto di “tolleranza” tuttavia si nascondono diversi livelli che vanno
- dalla mera sopportazione
- all’indifferenza fino ad arrivare
- al rispetto della diversità dell’altro.
Il riconoscimento tuttavia significa più del livello più elevato di questa classificazione. Il riconoscimento si realizza da pari a pari. Ne derivano rivendicazioni di equivalenza fino all’equiparazione dell’omosessualità in tutte le questioni vitali.
Risulta interessante ed illuminante per ogni singolo e per la Chiesa chiedersi a quale livello di accettazione o di rifiuto si trovi nel confrontarsi con questa tematica.
2.3. Il quadro giuridico di questioni riguardanti l’omosessualità nell’UE, in Germania e in Italia
L’omosessualità esiste da memoria d’uomo. Viene descritta già nella Cina imperiale, nell’Epopea babilonese di Gilgamesh, nell’antichità greca e nell’antica Roma. Si parte dal presupposto che nella popolazione (secondo l’OMS) le persone esclusivamente omosessuali rappresentano il 4% degli uomini e il 2% delle donne. Studiosi delle culture e sociologi ritengono che questa percentuale sia rimasta relativamente costante nel corso delle diverse epoche.
L’omosessualità tuttavia è stata sempre presa di mira dalla legislazione penale:
- Solo nel 1963 la Corte europea per i diritti umani ha stabilito che il divieto dell’omosessualità consenziente fra adulti viola la Convenzione europea sui diritti umani.
- Nel 1994 il Parlamento europeo ha varato una risoluzione sull’equiparazione dei gay e delle lesbiche nell’UE.
- Nel 2001 in Germania con la legge sulla convivenza registrata si è compiuto un passo importante per l’equiparazione dei diritti civili e pubblici degli omosessuali. Viene permessa la registrazione di coppie dello stesso sesso, che conferisce ai partner una posizione giuridica paragonabile in punti importanti a quella di una coppia sposata (diritto ereditario, reversibilità dell’affitto, diritto alla scelta del cognome, diritto agli alimenti, diritto di non deporre, diritto di visita in ospedale), ma che si distingue nettamente dal matrimonio.
- In Italia l’attuazione delle deliberazioni del Parlamento europeo, è esitante, così che in confronto ad altri paesi europei esiste un grande bisogno di recupero. Tutto sommato comunque si può supporre che, anche se con ritardo, i regolamenti sperimentati negli altri paesi europei si affermeranno anche in Italia.
La CELI sostiene l’attuazione dei regolamenti giuridici delle unioni di vita.
3. Prospettive cristiane
3.1 Come leggiamo la Bibbia – chiarimento ermeneutico
Quando i cristiani aprono la Bibbia, lo fanno confidando che attraverso la molteplice testimonianza della Sacra Scrittura, si possano oggi percepire la parola e le disposizioni divine. Allo stesso tempo risulta evidente che le testimonianze bibliche hanno una storia. La ricerca della parola e della volontà divina in un periodo determinato ha prodotto disposizioni concrete che non possono rivendicare una validità illimitata nel tempo. La Bibbia nella sua forma molteplice e spesso persino contraddittoria è essa stessa un esempio per questa ricerca senza fine delle disposizioni divine nell’hic et nunc. Singole affermazioni bibliche non possono quindi essere comprese isolatamente come la parola di Dio per il presente. Non a caso Paolo scrive: “La lettera uccide, ma lo Spirito dà vita.” (2. Corinzi 3,6). Per comprendere in maniera sensata e corretta le affermazioni bibliche deve essere pertanto trovato un criterio, un parametro secondo il quale si possono valutare e inquadrare le singole affermazioni bibliche.
Martin Lutero indica come centro e parametro di ogni predicazione cristiana “ciò che promuove Cristo” (Martin Lutero nella Prefazione alle epistole di S. Giacomo e Giuda, 1522), vale a dire che tutto ciò che esprime l’amore illimitato di Dio nei confronti della sua creazione e delle sue creature può essere compreso come centro della Scrittura.
Soprattutto le leggi del Antico Testamento sul culto e sulla purezza hanno perso pertanto la loro funzione pratica per la fede cristiana. Acutamente Martin Lutero può scrivere nel 1525 che di Mosé non ci riguarda più niente.
3.2. L’”omosessualità“ nella testimonianza della Scrittura
Visto il contesto descritto precedentemente non è sufficiente citare singole parti della Bibbia sul tema “omosessualità” per la valutazione etica della stessa. È vero innanzitutto che nella Bibbia le pratiche omosessuali vengono nettamente condannate. A questo proposito citiamo: Levitico 18,22; 20,13; Romani 1,24ss; 1. Corinzi,6,9ss. È importanta tuttavia non confondere queste pratiche, in cui di regola non sono coinvolti partner con pari diritti, con quanto intendiamo oggi con omosessualità.
In particolare bisogna considerare che:
i giudizi del Libro Levitico sulle pratiche omosessuali sono da vedere nel contesto delle leggi israelitiche sul culto e sulla purezza che non hanno più nessuna rilevanza per la vita cristiana. Chi continua a considerare rilevanti e valide singole leggi secondo la concezione di questi testi dovrebbe considerare tutte queste leggi ugualmente valide. Ma quale rilevanza ha oggi ad esempio il seguente comandamento: “né indosserai alcun vestito tessuto con materiali diversi” (Levitico 19,19c)?
Quando viene chiesto a Gesù di indicare il comandamento più importante (Matteo 22,34-40), risponde con due citazioni dalla Torah. La seconda citazione proviene dal libro Levitico. Una citazione che secondo Gesù riassume meglio la “Legge e i profeti”, quindi l’intera Torah, che tutti i singoli divieti e leggi: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Levitico 19,18). Quindi non è importante la singola legge sul culto e sulla purezza della Torah, ma la direzione complessiva dell’azione.
“L’omosessualità” condannata da Paolo nei Romani 1,24ss deve essere letta nel contesto della sua argomentazione. Tutti senza eccezione, nella loro colpevole fragilità, possono non corrispondere alla volontà di Dio e necessitare della giustificazione di Dio. Paolo in questo caso non ha in mente il tema dell’omosessualità, ma una deviazione dalla venerazione di Dio, per cui prende ad esempio le pratiche omosessuali. Le affermazioni di Paolo sono comprensibili solo nel contesto della prostituzione cultuale pagana come esempio di idolatria. Le pratiche sessuali considerate da Paolo non avvenivano fra partner con pari diritti, né erano espressione di una sessualità vissuta in maniera responsabile. Senza questo contesto cultuale pagano il giudizio paolino sull’omosessualità risulta inconsistente.
3.3. Matrimonio, famiglia e sessualità
Secondo la Bibbia la vita umana si realizza come vita al di là dell’Eden. Gli uomini e le donne quindi “dopo la cacciata” vivono in una condizione caratterizzata dalla lacerazione e dalla colpa. Anche la sessualità non avviene più nel giardino dell’Eden. La storia del peccato originale racconta come Dio descrive la vita che aspetta Adamo ed Eva dopo aver mangiato dall’albero della conoscenza. Il lavoro e la vita saranno caratterizzati da fatica e sudore, spine e cardi. In questo “al di là dell’Eden” si inserisce tutta la riflessione sull’amore, la coppia e il matrimonio.
La molteplicità dei modi di vivere e delle relazioni che conosciamo oggi è una conseguenza della nostra fragile esistenza. Gli uomini e le donne sono alla continua ricerca di forme di relazione stabili e sostenibili. Il matrimonio rappresenta la forma centrale fra queste. Tuttavia oltre al matrimonio esistono altri modi di vivere una relazione in maniera responsabile. Il compito della Chiesa è quello di accompagnare le persone in tutti questi modi di vivere.
3.4. Della benedizione e della pratica della benedizione
L’origine della benedizione è sempre Dio, da lui proviene ogni benedizione, attraverso la quale le persone riconoscono l’amorevole e incondizionato andare loro incontro di Dio. Dio benedice le persone nella loro rispettiva storia e con il suo amorevole andare loro incontro dona loro un modo per vedere con gratitudine la propria vita. Attraverso la benedizione le persone possono pertanto sentirsi creature amate ed accettate indipendentemente dal giudizio altrui.
Questo amorevole andare incontro di Dio può solo essere ricevuto. Il singolo non può darsi da solo la benedizione divina, ma deve ricevere la benedizione da un altro.
Il concetto ecclesiastico di benedizione va differenziato dall’uso familiare che se ne fa. Nella benedizione non si tratta di benedire comportamenti e relazioni umani. Piuttosto la benedizione deve incoraggiare e rafforzare le persone nel percorso della loro vita per percepire con gratitudine la propria vita.
Nella tradizione ecclesiastica le persone con le più diverse situazioni biografiche non vengono solo assistite spiritualmente, ma anche benedette. Tali riti di benedizioni per una transizione li troviamo non solo per la benedizione di una coppia ma anche per quella di persone malate o in crisi, anche nel caso di commiati e nuovi inizi. Le persone in periodi di transizione e di crisi della loro vita devono poter fare affidamento sulla vicinanza di Dio attraverso la sua benedizione.
La benedizione di una coppia si inserisce quindi in una cultura della benedizione che si orienta ai molteplici periodi di transizione nel corso di una vita umana. La benedizione, in cui viene espresso l’amorevole andare incontro di Dio e l’accompagnamento di Dio, vale quindi anche per le comunioni di vita, che vengono vissute in maniera continuativa e responsabile, che siano etero o omosessuali. La benedizione all’inizio del cammino comune deve donare forza e spirito a queste coppie per vivere il loro rapporto in maniera eticamente responsabile e con il sostegno di Dio.
Vista così la benedizione è un tesoro che ci viene affidato in quanto Chiesa. La Chiesa non può negare a nessuno che lo richieda questo tesoro. Il messaggio fondamentale della Bibbia, che l’azione di Dio, la sua benedizione, sia più forte della paura e della morte, vale incondizionatamente per tutte le persone, indipendentemente dal loro modo di vivere.
La Chiesa benedicendo le persone nella loro rispettiva situazione di vita esprime la piena accettanza di ciò che benedisce.
Questo vale incondizionatamente anche per i collaboratori ecclesiastici così come per le pastore ed i pastori.
3.5. Culto di benedizione di persone in comunione di vita particolare
Le benedizioni si svolgono come culti pubblici o in culti pubblici. Si realizzano in una forma liturgica che si differenzia nettamente da quella di un matrimonio.
Si può elargire una benedizione quando
- per lo meno un partner è membro della CELI o di una Chiesa con la quale è in piena comunione ecclesiale.
- il Consiglio della Comunità interessata ha dato il suo specifico consenso.
- il/la titolare di sedi pastorali che deve elargire la benedizione, dà il suo consenso.
La Commissione: Christiane Groeben (Presidente), Uwe Habenicht, Oswald Mayr, Ingrid Rauh, Lore Sarpellon
[da NEV - Notizie Evangeliche, n.20]
{ Pubblicato il: 19.05.2011 }