giovanni la torre
Nessun commentoTREMONTI NEWS N. 27
Siamo costretti ad anticipare un argomento che è stato affrontato nel finale della trasmissione, in quanto il nostro genio continua anche in questi giorni a dire le stesse balle, da ultimo all’incontro con i giovani editori. Ci riferiamo al problema della scarsa crescita italiana che sarebbe tutta colpa del Sud. Da Santoro, dopo aver detto che l’aver tenuto i conti pubblici in ordine non è questione da poco (ricordo sempre che nella news n. 3 è stato mostrato chi ha veramente tenuto i conti in ordine in Italia) perché “dentro il bilancio dello stato c’è il risparmio delle famiglie” si è vantato di aver fatto “una politica che è stata sociale. Non è venuta a mancare medicine, pensioni (signori, un ministro di un paese del G7 può vantarsi di non aver fatto mancare le “medicine”? Ma che paese pensa di governare?). Abbiamo tentato di tenere il sistema nel suo insieme … Abbiamo speso una quantità enorme e per fortuna, con l’aiuto dell’Europa e di tutti, sugli ammortizzatori sociali. E’ stato, credo, una scelta buona. Abbiamo tentato di tenere aperto quanto più possibile il canale di finanziamento dalle banche alle imprese, ma le banche non le abbiamo noi …”. Insomma dice tutte le cose che va ripetendo da tempo per negare l’inerzia totale sul lato della crescita. Santoro allora non può far altro che incalzare: “Come si cresce?” E Tremonti elude ancora: “Abbiamo fatto il possibile. Qualcuno poteva fare di più? Bene. Come si cresce? Io ho sentito ironizzare del tipo: queste sono analisi. Ma nessuno può fare proposte se prima non capisce come è l’anda (??? Signori cos’è “l’anda”, un nuovo ballo latino americano? Boh!)”. Dopo queste affermazioni tutto sommato difensive, Tremonti si lancia all’attacco con quei suoi tipici giochi di prestigio dialettici, da l’Houdini dell’economia, e si apre un bel duetto con Santoro, il quale pur non essendo economista non manca di acume critico:
Tremonti: Le ultime statistiche Ue ci dicono che il Nord Italia è la regione più ricca d’Europa …
Santoro: l’ha già detta questa cosa, ma non mi convince … La Fiat fa parte del Nord?
T.: … Mi rendo conto che la verità è difficile, è dura la verità. Non è che se uno la ridice è sbagliato
S.: volevo dire che se il Nord non riesce a gestire la crisi della telefonia, della Fiat, Bulgari, ecc., tutta questa mitologia, grande forza, andrebbe quanto meno temperata
T.: ripeto che il Nord è tra le più ricche dell’Europa (ha già cambiato da “la più ricca” a “tra le più ricche”) e del mondo. Certo all’interno possono esserci dei problemi …
Bertinotti: scusa ma i lavoratori dipendenti del Nord hanno le retribuzioni più basse d’Europa e nel ‘75 avevano le più alte d’Europa
T.: (ormai nell’angolo) comunque nei grandi numeri (???) se metti insieme Nord e Centro hai un grande paese, 40 mil. di ab., più ricco (adesso ha cambiato ancora: Nord + Centro) della Germania, dell’Inghilterra e della Francia (e se anche questi paesi togliessero le zone meno ricche?) … La grande questione dell’Italia è il Meridione …
Tronchiamo qui la cronaca della discussione, che prosegue con delle battute sulla questione meridionale, perché altrimenti ci viene a mancare lo spazio per dire la cosa più importante circa i trucchi retorici del ministro. Quando si parla di crescita si parla di “variazione” del reddito, se invece si dice che un paese è più ricco di un altro si fa riferimento al valore assoluto di base del reddito procapite. Un paese può essere anche il più ricco al mondo ma se cresce poco … cresce poco e basta. Un paese può essere povero, come era la Cina vent’anni fa, ma se cresce molto …cresce molto e basta. Allora, anche la Lombardia e il Nord da più di dieci anni crescono molto meno del resto d’Europa. L’illusionismo dialettico di Tremonti, tendente a spostare l’attenzione dalla “variazione” (crescita) al dato assoluto (livello del reddito) emerge con maggior evidenza se consideriamo i dati veri e propri, riportati da Ricolfi su La Stampa e che dimostrano che quelle di Tremonti sono vere e proprie balle: “dal 1995 a oggi il prodotto interno lordo (Pil) del Nord - scrive Ricolfi - non è affatto cresciuto più di quello del Sud, e in termini pro capite è cresciuto decisamente di meno. E questo è vero non solo per gli anni della crisi (dopo il 2007), ma per il lungo periodo che va dalla fine delle svalutazioni della lira (1995) all’ultimo anno pre-crisi (2007). In quel dodicennio il Pil pro capite del Sud è cresciuto a un tasso medio dell’1,4%, quello del Nord a un tasso compreso fra lo 0,7% e lo 0,8%, dunque circa la metà di quello del Mezzogiorno”. Capito?! Ma, come dimostrato da F. Fontolan sul sito lavoce.info, neanche se si considera il dato di base assoluto l’affermazione del ministro risulta vera, addirittura se si fa riferimento al Pil procapite 2008 la Lombardia è al 29° posto in Europa, se prendiamo per tutta l’Europa aggregazioni più ampie il Nord Ovest è al 20° e il Nord Est al 21° posto, sempre per il Pil procapite, e in tutti i casi sono in precipitosa discesa. Cos’altro aggiungere? Che non è un bello spettacolo vedere il ministro dell’economia del proprio paese ricorrere all’illusionismo dialettico per sfuggire alle proprie responsabilità, e questo dopo aver già scoperto che non sa neanche cos’è la moneta per la scienza economica. Che tristezza! E che tristezza che si abbia paura di farlo notare apertamente, da parte di certi giornalisti che si autodefiniscono “liberi”.
{ Pubblicato il: 20.05.2011 }