[3] La nostra Costituzione, all’articolo 49, riconosce a tutti i cittadini il diritto di “concorrere con metodo democratico”, attraverso i partiti, a determinare la politica nazionale. Questo metodo democratico non è affatto quello della “mano invisibile” che guiderebbe in modo inconsapevole gli operatori economici e il mercato stesso. Al contrario, il diritto di cui i cittadini godono è un diritto di autodeterminazione, e lo strumento fondamentale che permette di esercitarlo è la conoscenza non dei semplici simboli sulla scheda elettorale, ma dei programmi politici che vi sono dietro. Non può darsi “concorso con metodo democratico” senza confronto adeguato e consapevole tra i differenti programmi. Ma è proprio la totale assenza di tale confronto ciò che caratterizza le nostre campagne elettorali, e in modo particolare quella in corso.
La situazione è aggravata ulteriormente dal bipolarismo e dalla sua crisi, ma soprattutto dal comportamento dei cosiddetti organi di informazione, i quali accentrano tutta l’attenzione sui sondaggi, esattamente come gli operatori commerciali fanno con i risultati delle indagini di mercato. Gran parte dei deficit di cui soffriamo, economici e non, dipendono da questo deficit di democrazia.
Segnalo in proposito, come felice eccezione, il sito web di “Voi siete qui”, l'unico spazio che si riesce a trovare di messa a confronto e di discussione a largo spettro dei programmi elettorali:
http://politiche2013.voisietequi.it/temi/
Al di là della indubbia dimensione ludica (come rinunciare a vivere nell’onnipresente metafora in cui il campo di gioco si trasforma subito in arena?), gli autori lo presentano come un "test politico-elettorale per aiutare i cittadini ad orientarsi al voto”. e spiegano come lo hanno costruito:
"Abbiamo selezionato i 25 temi più importanti e su quelli abbiamo interrogato le liste elettorali. La quasi totalità ha risposto direttamente, per le altre abbiamo ricavato noi la loro posizione analizzando i programmi elettorali e le dichiarazioni pubbliche. In pochissimi casi, in mancanza di risposte e documentazione, abbiamo dovuto procedere con l’esclusione."
Però al quesito n. 10 ritengo che siano incappati in un errore riguardo alla risposta di RC, che dovrebbe essere l’esatto opposto di quanto riportato. Tuttavia gli autori stessi mi confermano di aver ricevuto l'informazione proprio dalla fonte ufficiale e quindi, pur mantenendo tutte le mie riserve, mi attengo a tale dato.
Nel complesso mi pare un confronto assai significativo, anche se abbastanza lacunoso, che presenta i rapporti tra le liste in termini di vicinanze e lontananze reciproche dei loro programmi. Soprattutto, emergono con chiarezza due tipi di tensione. L’una è oggettiva e intercorre tra i programmi e gli schieramenti. L’altra invece è riferita al singolo utente-giocatore, che spesso, vista la diffusa mancanza di informazione, scopre con sorpresa come la propria collocazione rispetto ai programmi delle varie liste non corrisponda al suo senso di appartenenza identitaria e quindi al suo orientamento di voto. Tuttavia questo “spaesamento” arriva sempre troppo tardi e difficilmente gli farà cambiare opinione. Va chiarito che ogni utente può riprovare a giocare all’infinito, quindi i risultati statistici non fanno testo in alcun modo.
A parte la proposta n. 19 a cui tutte le liste, in modo assai scontato, rispondono favorevolmente (e il PD è tra tutti il meno favorevole), mi sono soffermato per le restanti 24 questioni sulle distanze reciproche dei programmi di RC, M5S, SEL, PD, CD, Monti, UDC, FL e sui possibili scenari futuri.
Solo riguardo a un ottavo del totale delle questioni (3 su 24) l’insieme di queste otto liste, pur con le sfumature che le differenziano, ha un orientamento concorde in senso o favorevole o contrario sui singoli quesiti (i n. 3, 4, 14).
Al di là di questi tre casi in cui tutte e otto le liste sono d'accordo, si aprono, esclusivamente sulla base dei rimanenti punti programmatici, tre scenari possibili di aggregazione.
Il primo scenario prevede un’ipotesi A) con un’alleanza comprendente SEL, PD e CD, che concordano in 14 questioni su 24 (si tratta dei precedenti 3 casi più i n. 2, 5, 8, 11, 12, 13, 15, 16, 17, 18, 20). Per poter essere attuata l’ipotesi richiede che tale aggregazione risulti maggioritaria tanto al Senato quanto alla Camera.
Il secondo scenario in linea di massima non prevede un’aggregazione sulla base della vicinanza dei programmi. Se venisse utilizzato un simile criterio l’ipotesi più ovvia sarebbe quella imperniata sull’alleanza PDL-Monti (che concordano in 15 questioni su 24, corrispondenti a quasi due terzi del totale). Ma una simile eventualità attualmente non viene presa in considerazione da nessuna delle due liste. Al contrario, questo secondo scenario si fonda paradossalmente sulla contrapposizione di forze vicine e sull’alleanza di forze lontane nei programmi.
Esso perciò ipotizza due soluzioni. L’una, B), è sostenuta da Monti e comprende le ultime cinque liste delle otto (PD, CD, Monti, UDC, FL), che concordano su meno di un terzo delle questioni (ossia 7 casi su 24: i tre punti su cui concordano tutte le otto liste, più i n. 2, 6, 7, 12).
L’altra soluzione, C), è sostenuta dal PD. Essa comprende le ultime sei delle otto liste iniziali (ossia SEL, PD, CD, Monti, UDC, FL), che concordano tra di loro solo su meno di un quarto delle questioni (5 su 24, ossia i sette casi precedenti meno i n. 6, 7).
I due scenari, con le loro tre soluzioni, rappresentano adeguatamente tutta la tensione esistente tra le diverse ipotesi, internamente lacerate dalla contraddizione tra alleanze e programmi. Da una parte si prospetta un governo PD-SEL-CD, fondato su programmi relativamente vicini, ma che esclude un’apertura a RC e a M5S, la quale sarebbe coerente con l’attuale prossimità dei programmi.
Sull’altro versante si affacciano le ipotesi di un governo PD-CD-Monti-UDC-FL. Sulla partecipazione di SEL a tale aggregazione si esercita attualmente il veto delle liste Monti-UDC-FL. Ma, con SEL o senza SEL, tale alleanza sarebbe possibile solo al prezzo della rinuncia da parte di ognuna di tali forze al rispetto dei propri programmi. Il PD, e eventualmente anche SEL, dovrebbero allearsi con forze politiche programmaticamente assai lontane. A sua volta anche Monti, in nome di ragioni analoghe, dovrebbe preferire l’alleanza con forze distanti a quella con altre programmaticamente assai più vicine, come il PDL.
Se finalmente si adottasse il criterio della coerenza tra vicinanza dei programmi e alleanze, allora bisognerebbe prendere in considerazione un terzo scenario, sostenuto in linea di principio da RC, anche se finora rifiutato dalle altre forze in nome del “voto utile” per alleanze opposte. Questo scenario si articola in tre varianti.
La variante D), considera RC insieme con SEL e PD. Le tre liste concordano sui due terzi delle questioni (16 su 24, ossia i tre punti comuni alle otto liste, più i n. 2, 5, 8, 9, 11, 12, 13, 15, 16, 17, 18, 20, 21).
La variante E) invece comprende RC, SEL, M5S. Anche queste tre liste concordano su due terzi delle questioni (16 su 24, vale a dire i tre punti comuni, più i n. 6, 7, 8, 9, 11, 13, 15, 16, 17, 20, 21, 22, 23).
La variante F) aggiunge a queste ultime tre liste anche il PD. In tale alleanza le quattro liste RC, SEL, M5S, PD sarebbero concordi sulla metà delle questioni (12 su 24, ossia i punti precedenti meno i n. 6, 7, 22, 23).
Questo terzo scenario appare particolarmente plausibile sotto il profilo dell’esercizio di alcuni diritti fondamentali come i diritti di genere e della laicità. Riguardo ai tre quesiti che se ne occupano (n. 9 – Fecondazione assistita; n. 13 – Testamento biologico; n. 16 – Unioni civili) le liste coinvolte, RC, SEL, M5S, PD, presentano una spiccata omogeneità, dato che sono tutte “favorevoli” o “molto favorevoli”. Invece le altre liste che sono state qui menzionate (CD, Monti, UDC, FL, PDL) non danno mai o quasi mai risposte nette di questo tipo e sono o “tendenzialmente favorevoli”, o “tendenzialmente contrarie”, oppure “contrarie”.
Se poi si esaminano i due scenari precedenti questa potenziale omogeneità programmatica scompare del tutto in nome della prevalenza delle alleanze sui programmi laici. Non va sottovalutato il condizionamento esercitato dalle gerarchie ecclesiastiche sull’insieme delle tensioni, al fine di favorire la frammentazione delle forze laiche. Un condizionamento, questo, che tra l’altro è destinato a aumentare in modo esponenziale col non casuale sincronismo tra elezioni papali e politiche.
Il tipo di analisi finora condotto dovrebbe essere però precisato anche sotto altri importanti aspetti particolari che sembrano andare in direzioni diverse, vale a dire nel senso di un certo adattamento dei programmi alle alleanze. La forma questionario adottata da “Voi siete qui”, si diceva, è a maglia larga e lascia sfuggire temi altrettanto decisivi. Aggiungo perciò solo due esempi di confronti tra programmi: quelli riguardanti il diritto alla pace e il diritto alla legalità costituzionale.
Diritto alla pace
RC e SEL si richiamano alla lettera e allo spirito dell’art. 11 della Costituzione. Ma mentre RC pone all’ordine del giorno il “ritiro immediato delle truppe italiane da tutte le missioni di guerra”, SEL ammette “l‘eventuale uso della forza solo in funzione di polizia internazionale e di interposizione, attraverso l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza”.
Il PD invece intende “assicurare la lealtà istituzionale agli impegni internazionali e ai trattati sottoscritti dal nostro Paese, fino alla verifica operativa e all’eventuale rinegoziazione degli stessi in accordo con gli altri governi”. Secondo Scelta civica – Con Monti per l’Italia, la strategia internazionale dell’Italia deve poggiare sulla “presenza delle forze armate italiane nelle operazioni di pace nel mondo”. Analoga la posizione del PDL e della Lega Nord.
Diritto alla legalità costituzionale
Per RC occorre “colpire senza pietà ogni intreccio tra criminalità e potere politico, mettendo finalmente la magistratura in grado di fare luce su quei legami senza più essere ostacolata e spesso fermata dalla politica. Va perciò reso efficace l'articolo 416 ter del codice penale (scambio elettorale politico-mafioso), punendo il politico che promette favori [e non semplicemente denaro, come nella formulazione attuale] al mafioso in cambio dell'appoggio elettorale.”
SEL pone al primo punto del programma sulla legalità “il contrasto ai capitali e ai patrimoni dei corrotti e dei mafiosi per un loro riutilizzo sociale” e, in aggiunta, senza specificare, “la riscrittura dell’articolo 416 ter riguardante il reato di voto di scambio politico mafioso”.
Per il PD “va reciso ogni legame o sospetto di complicità di alcuni rappresentanti politici. La rigorosa applicazione del codice etico approvato dalla Commissione antimafia è inderogabile per le candidature a tutti i livelli.”
Scrive Scelta civica – Con Monti per l’Italia: “Per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose nella vita politica la legge sull'incandidabilità manda un segnale preciso. Bisogna andare anche oltre, seguendo ad esempio il codice di autoregolamentazione dei partiti preparato dalla Commissione Antimafia.”
E il programma del PDL e della Lega Nord: “Prosecuzione dell’opera del Governo Berlusconi nel contrasto totale alla criminalità organizzata e piena e totale implementazione dell’Agenzia per i beni confiscati”
Il programma del M5S non prende in considerazione né l’uno né l’altro dei due argomenti.