[6] Nel dicembre del 2008 l’Associazione Luca Coscioni presentò una petizione al Parlamento su “Autodeterninazione, eutanasia e testamento biologico”.
In quella occasione raccolsi le firme di un centinaio di personalità della società civile a sostegno della nostra iniziativa.
Da allora – contrariamente a quanto avvenuto nei paesi europei comparabili con il nostro - non solo non si è fatto alcun passo avanti su questi temi ma il Parlamento ha approvato, prima al Senato e poi alla Camera, la “legge Calabrò” (cosiddetta dal nome del suo primo relatore), che in concreto è una legge “contro” il testamento biologico perché prevede procedure macchinose, subordina la volontà del dichiarante a quella del medico – cui spetta comunque l’ultima parola – e rende obbligatorie l’alimentazione e l’idratazione artificiali, per cui i malati italiani sarebbero gli unici al mondo costretti a subire “il sondino di stato”.
La legge, che avrebbe dovuto tornare al Senato per una terza lettura, non è giunta fortunatamente alla approvazione definitiva per la crisi del governo Berlusconi e la nascita di un esecutivo tecnico. In realtà, essa era una “vendetta” del governo per non essere riuscito ad impedire la morte di Eluana Englaro ed un tentativo di impedire, per il futuro, altre “sentenze creative” come quella della Corte di Appello di Milano che dopo 17 anni liberò Eluana dalle sue sofferenze.
Le recenti elezioni politiche hanno prodotto una situazione di difficile governabilità ma, al tempo stesso, hanno dimostrato la sostanziale irrilevanza del “voto cattolico” (significativo, in tal senso, il modesto risultato della lista Monti, malgrado il sostegno aperto del Vaticano e la presenza dell’UDC) ed hanno rinnovato profondamente la composizione del Parlamento, sicuramente a vantaggio di posizioni, sui temi bioetici, meno dipendenti dai dictat delle gerarchie ecclesisastiche e delle componenti teodem nei vari partiti.
Come sapete, le leggi italiane sulle scelte di fine vita prevedono che chi aiuta un malato terminale a morire - magari un genitore o un figlio che implora di poter smettere di soffrire - rischia 12 anni di carcere. Queste leggi non solo ci collocano all’ultimo posto fra i paesi europei più evoluti ma sono in palese contrasto con il volere dei cittadini: il più recente Rapporto Italia dell’Eurispes ci dice infatti che tra il 2012 e il 2013 il numero di quanti si dichiarano favorevoli all'eutanasia è passato dal 50,1% al 64,6%.
Per queste ragioni l’Associazione Luca Coscioni, assieme ad altre associazioni culturali di ispirazione laica e riformista, ha redatto e depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare sul rifiuto dei trattamenti e la liceità dell'eutanasia .
Abbiamo 6 mesi – a partire dal 15 marzo - per raccogliere 50.000 firme autenticate affinché il Parlamento (che ha sempre rifiutato le richieste di una indagine conoscitiva sul diffuso fenomeno della eutanasia clandestina) avvii finalmente una discussione aperta su un tema così importante e di così grande interesse per i cittadini. Proprio perché questa è la nostra principale finalità, la proposta di legge è volutamente stringata e aperta ad ogni possibile miglioramento.
Inanto, abbiamo creato il sito www.eutanasialegale.it dove è raccolto tutto il materiale informativo sulla nostra iniziativa, a partire dal testo della legge.
Vorremmo poter partire con un gruppo autorevole di personalità della società civile che siano i primi firmatari della legge. Per questo vorrei poter aggiungere i vostri nomi a quelli dei firmatari della petizione del dicembre 2008, così da “partire” in modo forte e qualificato.
Proposta di legge di iniziativa popolare su:
Rifiuto di trattamenti sanitari e liceita’
dell’eutanasia
Relazione
Ben oltre la metà degli italiani, secondo ogni rilevazione statistica, è a favore dell'eutanasia legale, per poter scegliere, in determinate condizioni, una morte opportuna invece che imposta nella sofferenza. I vertici dei partiti e la stampa nazionale, invece, preferiscono non parlarne: niente dibattiti su come si muore in Italia, tranne quando alcune storie personali si impongono: Eluana e Beppino Englaro, Giovanni Nuvoli, i leader radicali Luca Coscioni e Piero Welby.
Oggi, chi aiuta un malato terminale a morire - magari un genitore o un figlio che implora di porre fine alla sofferenza del proprio caro - rischia molti anni di carcere. Il diritto costituzionale a non essere sottoposti a trattamenti sanitari contro la propria volontà è costantemente violato, anche solo per paura, o per ignoranza. La conseguenza è il rafforzamento della piaga tanto dell'eutanasia clandestina che dell'accanimento terapeutico. Per rimediare a questa situazione, proponiamo poche regole e chiare, che stabiliscano con precisione come ciascuno possa esigere legalmente il rispetto delle proprie decisioni in materia di trattamenti sanitari, ivi incluso il ricorso all'eutanasia.
“Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia”
Articolo 1
Ogni cittadino può rifiutare l’inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale e/o terapia nutrizionale. Il personale medico e sanitario è tenuto a rispettare la volontà del paziente ove essa:
1) provenga da soggetto maggiorenne;
2) provenga da un soggetto che non si trova in condizioni, anche temporanee, di incapacità di intendere e di volere, salvo quanto previsto dal successivo articolo 3;
3) sia manifestata inequivocabilmente dall’interessato o, in caso di incapacità sopravvenuta, anche temporanea dello stesso, da persona precedentemente nominata, con atto scritto con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, “fiduciario per la manifestazione delle volontà di cura”.
Articolo 2
Il personale medico e sanitario che non rispetti la volontà manifestata dai soggetti e nei modi indicati nell’articolo precedente è tenuto, in aggiunta ad ogni altra
a conseguenza penale o civile ravvisabile nei fatti, al risarcimento del danno, morale e materiale, provocato dal suo comportamento.
Articolo 3
Le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale non si applicano al medico ed al personale sanitario che abbiano praticato trattamenti eutanasici, provocando la morte del paziente, qualora ricorrano le seguenti condizioni:
1) la richiesta provenga dal paziente, sia attuale e sia inequivocabilmente accertata;
2) il paziente sia maggiorenne;
3) il paziente non si trovi in stato, neppure temporaneo, di incapacità di intendere e di volere, salvo quanto previsto dal successivo articolo 4;
4) i parenti entro il secondo grado e il coniuge con il consenso del paziente siano stati informati della richiesta e, con il consenso del paziente, abbiano avuto modo di colloquiare con lo stesso;
5) la richiesta sia motivata dal fatto che il paziente è affetto da una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi;
6) il paziente sia stato congruamente ed adeguatamente informato delle sue condizioni e di tutte le possibili alternative terapeutiche e prevedibili sviluppi clinici ed abbia discusso di ciò con il medico;
7) il trattamento eutanasico rispetti la dignità del paziente e non provochi allo stesso sofferenze fisiche. Il rispetto delle condizioni predette deve essere attestato dal medico per iscritto e confermato dal responsabile della struttura sanitaria ove sarà praaticato il trattamento eutanasico .
Articolo 4
Ogni persona può stilare un atto scritto, con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, con il quale chiede l’applicazione dell’eutanasia per il caso in cui egli successivamente venga a trovarsi nelle condizioni previste dall’art. 3, comma 5 e sia incapace di intendere e volere o manifestare la propria volontà, nominando contemporaneamente, nel modo
indicato dall’art. 1, un fiduciario, perché confermi la richiesta, ricorrendone le condizioni. La richiesta di applicazione dell’eutanasia deve essere chiara ed inequivoca e non può essere soggetta a condizioni. Essa deve essere accompagnata, a pena di inammissibilità, da un’autodichiarazione, con la quale il richiedente attesti di essersi adeguatamente documentato in ordine ai profili sanitari, etici ed umani ad essa relativi. Altrettanto chiara ed inequivoca, nonché espressa per iscritto, deve essere la conferma del fiduciario.
Ove tali condizioni, unitamente al disposto di cui al precedente art. 3, comma 7 siano rispettate, non si applicano al medico ed al personale sanitario che abbiano attuato tecniche di eutanasia, provocando la morte le paziente, le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593.
{ Pubblicato il: 08.03.2013 }