[15] Terminato il periodo elettorale, il Parlamento dovrebbe essere finalmente in grado di lavorare a pieno regime, dopo la nomina delle Commissioni
parlamentari. Per fortuna, la stragrande maggioranza dei Parlamentari è di prima nomina, rendendo il Parlamento italiano il più giovane in Europa.
Ma rimangono tagliati fuori le migliaia di cittadini che, pur avendo votato,
non riescono più a comunicare e ad incidere sul percorso formativo dei
provvedimenti. E' tutto bloccato.
E ha buon gioco chi cerca di conquistare consensi elettorali con operazioni
di facile impatto, ma di dubbia efficacia e tutto sommato demagogiche.
In questa situazione preoccupante, l'opera di collegamento in corso tra i
Presidenti delle Camere e la Società informata (e isolata) dei nostri giorni
deve essere la bussola nella ricerca di una legittimazione smarrita. In
questo modo la voce dei cittadini potrebbe continuare a sentirsi nelle
procedure della democrazia parlamentare, lungo un cammino sepolto dal tempo e dalla cattiva volontà di molti politici.
Infatti se la grande ansia di comunicazione con i cittadini fosse condivisa
dalla maggioranza dei parlamentari, "..le forme di pubblicità dei lavori
delle Commissioni" potrebbero essere utilizzate come innovativi canali di
comunicazione grazie alla revisione dei Regolamenti Parlamentari (art. 72),
dal contenuto velocemente modificabile senza passare per le lungaggini
parlamentari.
Così come tra le "..inchieste su materie di pubblico interesse (art. 82)
potrebbero essere inserite non solo quella sacrosanta sulla Mafia, ma anche
altre indagini indicate dall'esterno, secondo criteri di pubblica utilità ed
una procedura informatizzata.
Poi sappiamo che la Costituzione prevede Progetti di Legge, per cui è
prevista la raccolta di almeno 50000 firme senza la possibilità di
raccogliere sottoscrizioni elettroniche certificate ed un percorso certo
sino alla decisione obbligatoria: ma sarebbe un problema modificarli, anche alla luce della Normativa Europea che prevede la possibilità di collegare iniziative popolari nazionali a iniziative europee (cfr. art. 11 del
Trattato: cittadini di almeno sette Stati dell'Unione che promuovono insieme "leggi" europee, sempre più incisive sul destino di tutti i cittadini)?
E le Petizioni, eccellente esempio di azione popolare? Referendum a parte, la Normativa Europea in materia è molto più ampia e dettagliata: a partire dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione (art. 44), presso il
Parlamento Europeo è stato istituito un Registro informatizzato sul quale i
cittadini possono segnalare il proprio appoggio alle richieste più svariate,
apponendo soltanto la propria firma elettronica. Ed apprendiamo che esiste
addirittura una Commissione Parlamentare per le Petizioni,a cui è dedicata
una procedura articolata in 24 commi, contro i nostri 9 distribuiti tra
Camera e Senato..
Anche questo percorso non dovrà sottrarsi a quei valori Etici che, da più
parti, sono considerati fuori luogo in questi tempi di crisi, perché lo
riteniamo INTOLLERABILE: si potrebbero ricordare soltanto i costi della
Criminalità e della Irresponsabilità Sociale per comprendere meglio il peso
non trascurabile di una diffusa Immoralità.
Ciò che fa ben sperare sono i principi fondamentali posti dalla stessa
Costituzione del '48 all'art. 3, sostenendo ".l'effettiva partecipazione di
tutti i lavoratori all'organizzazione politica, sociale ed economica del
Paese". Pertanto è giunto il momento di rendere effettiva questa Partecipazione e di svilupparla con gli strumenti a disposizione:
COESIONE SOCIALE, LAVORO, DIGNITA', ETICA, LEGALITA'fanno parte della stessa medaglia.
E ogni giorno ne siamo testimoni.
Stefano Volante - Presidente di Communitas2002
{ Pubblicato il: 12.05.2013 }