[anticipazione dal numero 211-212 di Critica liberale]
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1. I liberaloidi son quelli che si aspettano la “rivoluzione liberale” da B.
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2. I liberaloidi sono tutti o ex liberali o ex comunisti. Il liberalismo, i primi lo hanno dimenticato da tempo, i secondi invece non ne hanno dimenticato la caricatura che era rappresentata alle Frattocchie. E se ne sono innamorati nella mezza età.
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3. Nella gara tra liberaloidi, per quanto ce la possano mettere tutta gli ex liberali sono surclassati dagli ex comunisti, che in fatto di cinismo vengono da una scuola secolare che non conosce limiti.
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4. I liberaloidi predicano il “liberissimo mercato” rigorosamente su giornali foraggiati largamente dallo Stato e/o da imprenditori manigoldi.
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5. I liberaloidi, come il loro Padrone, detestano i magistrati. Ma solo quelli che non si lasciano corrompere.
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6. I liberaloidi sono sognatori: scrivono sui giornali ma non li leggono. Specie le pagine sui grandi crimini economici.
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7. I liberaloidi hanno per sé una ricetta miracolosa: la mattina basta non guardarsi allo specchio.
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8. I liberaloidi sbrodolano di ammirazione per B perché rappresenta al meglio la loro intima vocazione antistatalista, che viene riassunta nella virile decisione di evadere le tasse.
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9. Il liberaloidi arricciano il naso anche di fronte alla sola espressione “Stato di diritto”. Per via dell’intrusione della paroletta “Stato”.
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10. I liberaloidi amano B quando si produce in sesquipedali menzogne, non perché non sappiano riconoscere le fandonie, bensì perché sono affascinati da chi le spaccia – come si dice a Roma – con la faccia da “impunito”. E B è impunito ad personam.
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11. I liberaloidi italiani sono anche intimamente intrisi di mentalità clericale. Per questo si rotolano tra condoni, amnistie, perdoni, grazie, indulti, contrizioni, ipocrisie, reticenze.
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12. I liberaloidi si affaticano quotidianamente in una lotta dura e senza paura a favore della “libera concorrenza” e del “libero mercato”. Ma se il Padrone froda chi compra le sue azioni, guardano verso il cielo e fischiettano come usignoli.
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13. I liberaloidi ex comunisti sono passati con un balzo solo dall’ammirazione per le Società umanitarie della Seconda, Terza e anche Quarta Internazionale, a quella per le Società off-shore del Padrone.
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14. I liberaloidi italiani si sentono affini a B perché sono anch’essi frutto della putrida provincia italiana. Non hanno molte pretese: dopotutto vogliono solo essere apprezzati nei bar-dello-sport o nei retrobottega delle squallide università
italiane. Sparano a palle incatenate sul più remoto politico azionista di tanti decenni fa perché ambiscono a una manata sulle spalle da parte di Scajola o a una citazione di Bondi o a un contrattino col “Giornale” o con “Libero”.
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15. Alcuni liberaloidi ogni pie’ sospinto si affrettano a scrivere di non aver mai votato per B. Sono come quelle “vergini” che si sono abbandonate ad orge, perversioni sadomaso, feticismi, spericolate posizioni kamasutriche e stravizi
vari, fino all’induzione alla prostituzione, ma ci tengono ad assicurare che quella cosa lì, mai.
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16. I liberaloidi detestano Gobetti e lo espellono dalla storia del liberalismo. Per loro i liberali veri sono, nel passato, solo quelli che non capirono il pericolo Mussolini e, nel presente, solo i complici accademici di Berlusconi.
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17. I liberaloidi sono come gli struzzi: digeriscono tutto con un sorriso saputello, parlando d’altro.
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18. I liberaloidi sono come i carabinieri: usi obbedir tacendo. 19. I liberaloidi sono liberisti “senza se e senza ma”. Certo, ma se gli italiani sono irriducibili a preferire auto straniere, un po’ di protezionismo è necessario. Certo, ma se gli imprenditori fanno voragini nei bilanci, perché lo Stato non deve intervenire con provvidenze e ripianamenti? Certo, ma se i politici si ostinano a regalare frequenze televisive a uno solo, perché lamentarsi del monopolio televisivo?
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20. Non è colpa dei liberaloidi se è la loro natura a farli precipitare in continue amnesie e distrazioni abissali.
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21. I liberaloidi nella scelta tra l’isolamento culturale dell’azionismo e il sordido togliattismo mai uscito di moda non hanno alcuna esitazione.
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22. I liberaloidi aspettano che la “rivoluzione liberale” venga regalata loro dal primo mascalzone che passa.
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23. I liberaloidi si appassionano alla teoria. Rifuggono dalla pratica.
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24. I liberaloidi sono i conservatori del nulla.
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25. I liberaloidi odiano la Costituzione di Calamandrei, Terracini e Dossetti. Amano quella prossima ventura dei Quagliariello, Violante e Calderoli.
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26. I liberaloidi oggi sono in un grave dilemma: è preferibile passare per imbecilli o per venduti?
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27. I liberaloidi sono grandi inventori di parole vecchie. Conoscono il valore delle parole, anche se sono false come monete di stagno, e nell’indifferenza generale se le scambiano l’un l’altro come le figurine Panini. Ora va di moda “pacificazione”, come lo era molti decenni fa in bocca ad alcuni
residuati della repubblica di Salò o, ancor prima, a Mussolini un attimo prima di prendersi tutto il potere.
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28. I liberaloidi all’unisono sostengono che negli ultimi venti anni l’Italia tutta è stata divisa radicalmente in due, dilaniata tra berlusconiani e antiberlusconiani. Ma se fosse vero, i D’Alema, i Veltroni, i Fioroni, i Rutelli, i Bertinotti in quale delle due parti soggiornavano? E gli stessi liberaloidi pseudo-cerchiobottisti? Alcuni qualche sospetto lo hanno.
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29. I liberaloidi amano talmente la libertà che di giorno agitano la penna per la loro liberale ipersensibilità offesa dai semafori rossi e dai divieti di velocità. Di sera dormono alla grossa di fronte alla tv Raiset a reti unificate.
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30. I liberaloidi son quelli che giudicano “strategica” la decisione
oligopolistica di mangiarsi il mercato dell’informazione.
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31. Affidiamoci al perfido Longanesi. Il liberaloide «è di una coerenza spaventosa ed è capace, per restare fedele ai suoi princìpi, di non credere a quello che dice». Ma non volendo lo rivela incessantemente.
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32. I liberaloidi fanno il verso all’abusato Longanesi: “Berlusconi è sempre innocente!”.
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33. I liberaloidi sono soliti parlare a Pera.
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34. I liberaloidi ci fanno tenerezza: sono eterni fanciulli, ancora aspettano la Befana e, dopo vent’anni, pure la “rivoluzione liberale” di B.
{ Pubblicato il: 20.10.2013 }