4 commenti
1.
Critica liberale, con il suo progetto per “Il partito che non c'è (ancora)”, si è mostrata consapevole dell'assenza nella realtà italiana di un'offerta politica che si riallacciasse davvero alla grande tradizione politica liberaldemocratica che difende e afferma le libertà, l'equità, i diritti, il conflitto.
Critica liberale è tra i pochi soggetti che da venti anni hanno piena consapevolezza del disastro storico provocato dal fenomeno del berlusconismo. Non ci siamo mai illusi né gravità del fenomeno, né sulle complicità che lo hanno favorito, né sulla metastasi che ha invaso in forma più o meno accentuata tutte le forze politiche italiane, né sulla sua presunta fine, né sulla favola dell'esistenza di un Pdl al di fuori della persona e degli interessi malavitosi di Berlusconi.
Allo stesso modo Critica liberale ha sottolineato sempre con circostanziata accuratezza l’inadeguatezza politica del Pd e del fronte della sinistra che attorno ad esso si raccoglie, denunciando senza mezzi termini il coinvolgimento di queste forze nelle logiche di potere distorte che caratterizzano l’esperienza nauseante della cosiddetta Seconda Repubblica.
Si è aperta una vera e propria crisi della democrazia, coinvolgente tutte le istituzioni, la rappresentanza, l'amministrazione statale, l'etica pubblica e il personale politico al centro e in periferia, la cui gravità ha portato il paese a un passo dal punto di non ritorno. I partiti-casta che di questa emergenza democratica sono stati gli artifici se ne dimostrano perfino inconsapevoli.
Siamo partecipi della radicale sfiducia verso i tutti partiti-casta, che non riescono a liberarsi dai propri privilegi, dal leaderismo personalistico, dalla spettacolarizzazione della politica, dal populismo, dalla retorica di una società civile addomesticata. Non resterebbe quindi che rassegnarsi a ingrossare le fila del “partito dell'astensione”, l'unico davvero oppositivo di questo sistema dei partiti, ma ci rendiamo conto della drammaticità del momento, sappiamo che un successo elettorale di Berlusconi travolgerebbe il punto di non ritorno, segnerebbe per l'Italia l'uscita dal consesso europeo e mondiale, il precipitare in una crisi economica irreversibile, il consolidamento del malaffare e di pratiche corrotte e costruttrici, la fine della speranza della restaurazione di uno Stato di diritto, la condanna definitiva delle nuove generazioni.
Ora non è più tempo di dare segnali negativi ai partiti-casta, ora ogni voto è necessario.
Siamo stati critici accaniti della Sinistra organizzata, ne conosciamo tutti i difetti che risalgono alla sua cultura politica, al suo ceto dirigente, al suo opportunismo. Ma poniamo al primo posto la necessità assoluta di battere il berlusconismo e non vediamo alcuna realistica alternativa al voto per l'attuale coalizione di centrosinistra. E il successo del centrosinistra deve essere netto e portare all'autosufficienza, altrimenti il centrosinistra ha l'alibi per non assumersi la responsabilità delle proprie scelte di governo rifugiandosi nelle paludi dei veti reciproci e della complicità del consociativismo.
Né il qualunquismo sempre più di estrema destra di Grillo né l'ipocrita rivoluzione di Ingroia, utile solo a salvare dallo sfascio il personale politico dell'estrema sinistra paleolitica, costituiscono un'alternativa politica e numerica. Anche involontariamente, il voto disutile è oggettivamente un voto a favore di Berlusconi.
Siamo convinti che l'esperimento di Monti debba essere incoraggiato, perché nella ristrutturazione del sistema politico l'affermazione di una forza di centrodestra non cialtrona è un passo necessario, utile anche per un futuro rinnovamento del centrosinistra. Auspichiamo che Monti possa superare anche di un solo voto la coalizione berlusconiana perché sarebbe il primo passo verso la sua sostituzione. Ma oggi purtroppo questo esito non sembra realistico.
Nelle condizioni drammatiche in cui ci troviamo, Critica liberale quindi sceglie il “meno peggio”, convinta com'è di due obiettivi pregiudiziali e gerarchicamente ben definiti: prima di tutto, battere Berlusconi il più nettamente possibile; e in secondo luogo favorire anche la sua sconfitta all'interno dello schieramento di centrodestra come inizio per il suo definitivo superamento.
Orientamento n.27 Roma 16-2-2013
.
2. PROPOSTA
Le imminenti elezioni politiche rappresentano la prima occasione di riallineamento sostanziale del sistema dei partiti italiano dopo la “grande crisi” del 1992. A vent’anni di distanza da quella cesura storica, per la seconda volta la scomposizione e ricomposizione delle forze politiche vede la sinistra riformista di matrice “moderna” e antidogmatica, nelle sue diverse ascendenze laiche, liberali, democratico-repubblicane, liberalsocialiste e azioniste, perdere l’ennesima occasione per fondersi e offrire al paese la sua proposta di valori e di programmi.
Così, l'elettorato laico e riformatore, per l’ennesima volta, dovrà “turarsi il naso” e, per evitare il disastro irreversibile per il nostro paese, votare “contro” e per il “meno peggio”. Questo pur sapendo che i diritti civili, le garanzie costituzionali, i servizi di welfare, la concorrenza, le programmazioni reticolari, le politiche economiche anticicliche, l’eguaglianza delle chances di vita, ovvero i contenuti essenziali di ogni politica laica e riformatrice, anche nella meno peggiore delle ipotesi avranno ben poca cittadinanza nei programmi di un prossimo governo.
Ma che sia davvero l’ultima volta.
I laici devono iniziare a reagire e a porsi l’obiettivo di una rappresentanza politica autonoma.
Dal primo giorno della prossima legislatura bisogna fondare una alleanza che faccia fronte all’emergenza democratica. La via maestra non potrà essere quella di una pura raccolta di schegge di classi dirigenti fallite o compromesse coi regimi della seconda repubblica ma la costruzione di un percorso costituente dove le esistenti organizzazioni laiche e i centri che coltivano le “culture della modernità” rivisitino e propongano valori profondamente differenti da quelli ora dominanti, al fine di arrivare a elaborare una proposta politica nuova da presentare a un paese sempre più stremato. A partire dalle otto priorità irrinunciabili proposte da “Critica liberale” nelle scorse settimane e da altre proposte concrete, da elaborare tutti assieme.
Critica dichiara sin da ora di voler perseguire questo percorso come suo impegno prioritario.
.
3. EMERGENZA DEMOCRATICA . I NOSTRI OTTO PUNTI
E' superfluo descrivere la condizione tragica del sistema politico e della vita pubblica italiana. E' davanti agli occhi di tutti.
Auspichiamo che prima delle elezioni i partiti si impegnino sia al ripristino di una campagna elettorale democratica senza sottrarsi a confronti autentici sia all'assunzione della piena responsabilità politica della composizione delle liste.
Chiediamo un impegno programmatico di emergenza democratica, consapevole del livello del degrado raggiunto, da realizzare con precedenza assoluta nei primi cento giorni di governo, in mancanza del quale nessuna forza politica può pretendere di ricevere il voto dei cittadini che continuano a riconoscersi nei principi della democrazia costituzionale. Prima di confrontarsi sulle scelte politiche e di schieramento, occorre infatti che un esecutivo di ricostruzione istituzionale e civile adotti alcune misure che ristabiliscano le condizioni minime del confronto democratico:
1) Uno statuto pubblico dei partiti che regoli le procedure di decisione interne, garantisca i diritti di ogni iscritto e delle minoranze, preveda un controllo pubblico dei bilanci e stabilisca come principio generale la trasparenza.
2) Una legge sul finanziamento pubblico alle forze politiche che sostituisca gli attuali contributi con un sistema che lega il finanziamento alla volontà dei singoli contribuenti manifestata in sede di dichiarazione dei redditi. Il finanziamento privato deve essere personale e trasparente.
3) Abrogazione di ogni normativa ad personam, dalla legge Cirami sul trasferimento dei processi alla legge ex Cirielli sulla riduzione dei termini della prescrizione, alla legge Gasparri sull'estensione del numero di concessioni di canali televisivi per ogni singolo soggetto, alla legge sulla Depenalizzazione del falso in bilancio, alla legge "Tremonti bis" sulla abolizione dell'imposta su successioni e donazioni per grandi patrimoni
4) Una severa legge contro la corruzione che sanzioni il falso in bilancio, aggravi le pene soprattutto per i reati contro la Pubblica amministrazione con conseguente allungamento dei termini di prescrizione e stabilisca la prerogativa di una “corsia preferenziale”, ovvero della priorità assoluta ai procedimenti penali che coinvolgono personalità pubbliche indagate, perché l'accertamento della verità processuale è riconosciuto un interesse dell'intera collettività.
5) L’introduzione, anche nella disciplina italiana, dell’obbligo per la pubblica amministrazione di rendere pubblici e trasparenti i propri atti, mediante l’approvazione di una normativa che - andando oltre la mera affermazione di principio - garantisca a chiunque il diritto di chiedere conto delle scelte e dei risultati del lavoro amministrativo.
6) Una severa legge anti evasione fiscale.
7) Una legge antitrust in materia di controllo dei media e di raccolta pubblicitaria, che riduca drasticamente i tetti attualmente previsti.
8) Una legge sul conflitto d’interessi che impedisca l’elusione delle norme vigenti della legge Sturzo sulla ineleggibilità di chi ricopre cariche sociali o comunque controlla società che siano a vario titolo sovvenzionate dalla Stato o si avvalgano di concessioni pubbliche statali, e che stabilisca la ineleggibilità di tutti i condannati per reati contro la P.A.
Fondazione Critica liberale
{ Pubblicato il: 16.02.2013 }