enzo marzo
Nessun commentoOgni giorno sulla “Repubblica” Antonello Caporale aggiunge una pennellata al suo mirabile quadro della miseria miserrima della nostra politica parlamentare. Pur di comparire e lanciare messaggi diretti a chi di dovere (tutti fanno sapere che attendono la “telefonata salvifica” di Berlusconi), i deputati trasformisti espongono in tutta impudicizia la loro propensione alla prostituzione. Alla maniera delle puttane di una volta ad Amsterdam, si mettono in vetrina: c’è chi, come una demi-vierge ottocentesca, si giustifica piangendo sul mutuo di casa da pagare; c’è chi ostenta mucchi di voti da spostare da una parte all’altra come fossero patate; c’è chi si vanta di due bancarotte fraudolente “prescritte”; c’è chi fa finta d’essere ancora dubbioso per far salire il prezzo. In questa atmosfera da mercato boario che costituisce il più grave danno che il “mercante di tappeti” abbia procurato alla democrazia italiana, ovvero la corruzione esibita, è uscita a tutto tondo la figura politica di Marco Pannella.
Soltanto chi non conosce le costanti del tatticismo pannelliano può essersi meravigliato leggendo la dichiarazione del 17 novembre con cui si è messo all’asta: «Quando si riconosce carattere e dignità di interlocutore politico....ecc. noi riteniamo non solo utile ma anche necessario un dialogo costruttivo sull’immediato e sulle prospettive... ecc.». Pannella, pur di avere qualche riga sui giornali, è come al solito disposto a tutto. E usa un linguaggio in puro vuoto “politichese” da far invidia a Mastella. I “suoi” sei parlamentari possono essere decisivi per le sorti del governo? E così anch’egli si mette in fila davanti alla cabina telefonica ad aspettare la fatidica telefonata. Se non di Berlusconi, almeno di Pionati... Non lo sfiora neppure il pensiero che i sei abbiano delle menti autonome e dei doveri verso i loro elettori. Li tratta come delle tante Minetti. Utilizzando lo stesso lessico e la stessa logica, Pannella si conforma all’ultimo deputato siculo che mercanteggia col suo pacchetto di voti e si sbraccia per rivendicare per sé un “Ruolo Politico”.
In finale di partita, la vicenda di Marco assume toni penosi più che drammatici. Subito dopo un paio di notevolissime performances di quando era giovane, che lo fanno entrare di diritto nella storia del nostro paese, Pannella si è andato assumendo via via la responsabilità altrettanto storica di liquidare ogni possibilità di radicare in Italia quella politica di sinistra liberale e progressista che esiste in ogni paese europeo, con maggiore o minore fortuna. E oggi, anche solo adombrando la possibilità di mescolarsi di nuovo col fango berlusconiano, arriva al capolinea. Ci auguriamo che la sua manovra abbia successo e che sia promosso sottosegretario di Calderoli.
Pannella ormai da decenni ha cominciato una rapida e inesorabile discesa che ha trovato il suo punto di svolta nell’adesione della prima ora al forzismo di Berlusconi, di Previti e di Dell’Utri. Nella decisione di andare in pellegrinaggio a casa Arcore e di entrare nel gruppo di Forza Italia c’era già tutta la svendita della tradizione radicale e liberale. Pannella a Berlusconi ha dato troppo:gli ha regalato del personale politico particolarmente disinvolto e servile; gli ha suggerito un modello di personalizzazione della politica di cui era stato apripista; gli ha elargito una visione totalitaria di partito politico; e, sfregio massimo, ha offerto al peggiore dei “padroni del vapore” una spolverata di liberismo. Insomma, lo ha legittimato. Ovviamente non ha ricevuto quasi nulla in cambio. Adesso però sa che, avendo l’acqua alla gola, dopo Calearo e qualche altro voltagabbana, Berlusconi può essere costretto a comprarsi persino i radicali. Farsi berlusconiano nel ’94 era già una grave dimostrazione d’incomprensione del fenomeno del berlusconismo, un errore gravissimo, ma ripeterlo nel 2010 è cinismo puro. E’ irresponsabilità democratica. È il trionfo del tatticismo sulla politica. Non sono questi i tempi. È impossibile non accorgersi dell’abisso in cui ci ha fatti sprofondare il Cavaliere. Eppure che in questa vendita all’incanto ci sia tutto Pannella lo sappiamo bene. Dopo diciassette anni raccontarsela ancora sul “liberalismo di massa di casa Arcore” (in massa erano solo i pregiudicati) fa solo ridere amaro di fronte a una vera e propria truffa ideologica. Ora siamo al “24 luglio”, il regime è in disfacimento. Come i radicali dell’epoca aiutarono Mussolini nella sua ascesa, così i radicali d’oggi, se non trovano la forza morale prima che politica di zittire il loro padre-padrone e di affrancarsi da lui, consumato il piatto di lenticchie faranno la figura e la fine di altrettanti Bombacci. Senza averne la tragicità. La motivazione («essere riconosciuti come interlocutori») non la voglio neppure discutere tanto è futile. È peggio che ipocrita, è un’imitazione in sedicesimo dell’errore storico di D’Alema. Il paese e la sinistra lo stanno pagando carissimo. Sono consapevole che il paragone è diffamatorio, ma è così.
Pannella travestito da pompiere è altrettanto patetico e pericoloso. Come quando apparecchiava la prima colazione coi cornetti per i putridi rottami della Prima repubblica. A patto che ci sia la televisione, il leader radicale si è invitato a consumare – assieme a Capezzone – l’ultima cena. Buon appetito.
{ Pubblicato il: 20.11.2010 }