gim cassano
Nessun commentoAncora una volta, il bollettino dal fronte del PD, non registra novità.
Mi sembra che la relazione del Segretario, ed il documento approvato, pur nella loro lunghezza, non diano risposte alla crisi del PD, che è prima culturale, poi politica, e solo da ultimo morale (ciò non toglie che sia comunque necessario intervenire sui rapporti tra partito, cosa pubblica, interessi privati).
Trovo condivisibile, anche se affrontata con toni un po’ pietistici, la prima parte del documento, ove si pone la diseguaglianza al centro delle questioni italiane, ma la matrice molto poco liberale del tutto affiora nel non parlare di dinamica e mobilità: l'iniquità italiana deriva dalla scarsa mobilità sociale, dal peso di infinite forme di intermediazione, dall'assenza di un vero mercato in troppi settori (troppe norme aggirabili ed aggirate e troppo poche regole).
Il fatto che oggi siano necessari, per considerazioni di carattere sociale e di carattere economico, interventi per assicurare una qualche forma di protezione sociale ai più deboli, e per sostenere il reddito di chi "non ce la fa", non deve far dimenticare che la crisi italiana preesiste all'autunno 2008, e che ciò ha origine in una società ed in una politica bloccate, chiuse, immobili.
E veniamo al secondo punto: nella relazione (e nel documento) non si trova una parola sulla crisi della nostra democrazia; sarebbe stato il momento opportuno per ammettere francamente gli errori e le responsabilità che al riguardo il PD ha avuto e continua ad avere, dopo aver cercato l'intesa con la destra sul come regolare il traffico nella pseudodemocrazia italiana. Ed oggi, ci si viene a lamentare della decretazione d'urgenza divenuta regola legislativa, ed abbiamo sentito a Milano Enzo Bianco rivendicare alla funzione parlamentare del PD il ruolo di cercar di migliorare quanto arriva da Palazzo Chigi: mi pare un po’ poco per un partito "democratico" e di opposizione.
La legge "porcata" è definita come pessima: ma il PD ne ha fatto un uso, nella scelta degli apparentamenti e delle candidature, del tutto simile a quello fattone dalla destra; non è possibile parlare di partito aperto e partecipato, quando le "primarie dei giovani" sono lì a mostrare quale sia la considerazione che si ha della partecipazione e della democrazia; ma soprattutto, non affiora la visione di una democrazia parlamentare e rappresentativa, aperta e partecipata. Sulle Europee, siamo ancora a parlare di soglie, ed a cercar scorciatoie per la vocazione maggioritaria, salvo poi affermare che il sistema uninominale di tipo francese sarebbe il migliore: e gli italiani dovrebbero capirci qualcosa?
In ogni caso, non ci si vuol rendere conto che, quando si comincia a giocare con le regole (e le forme) della democrazia, in una situazione come quella italiana, si mettono in moto dei processi che poi diventano incontrollabili.
Non ci si rende conto di quanto tutto ciò venga percepito dagli italiani, e non è affatto vero che al Paese interessi solo la pagnotta. Su troppe questioni di fondo, il PD appare essere al rimorchio della destra, paralizzato dal non saper scegliere tra laicismo e clericalismo, tra concezioni sociali ed economiche chiuse ed aperte, tra democrazia parlamentare e tecnocrazia; ed adesso, ciò si manifesta anche sulla questione della giustizia (ma dopo che ci si è resi conto di avere al riguardo più di una preoccupazione).
Ed infine mi pare che, ad iniziare dalla relazione (ma anche in molti interventi), una serie impressionante di tautologie, di autocelebrazioni, di auto giustificazioni, abbia sostituito un ragionamento serio su come costruire una forza di sinistra moderna in questo benedetto Paese. Il che richiederebbe (e mi rendo conto che è chiedere troppo) che il PD sia quel che non ha voluto essere: un luogo aperto e fluido, nel quale potessero convergere su un progetto di modernizzazione del Paese i diversi riformismi italiani, con le loro e diverse radici ed identità culturali e politiche; ma questo è proprio quello che i detentori degli apparati e delle concezioni chiesastiche non potevano accettare, perché ne sarebbero stati travolti.
Un partito democratico, liberale, laburista, non si costruisce su apparati e slogans. Non può inseguire la destra sul suo terreno, ove si sarà sempre perdenti. Per quanto possa apparire impopolare o fuori di moda, deve porre al centro della propria azione la difesa dello Stato di Diritto e della democrazia rappresentativa
e parlamentare che è, sinora, la più aperta ed efficace forma politica che l'uomo abbia saputo escogitare. La sua vocazione maggioritaria non sta nella ricerca di scorciatoie elettorali e bipartitiche, ma nella capacità di convincere, di proporre, e di aprirsi. La sua concezione delle libertà e dei diritti individuali, civili, sociali non può che essere laica e non condizionata dall'ossequio ai dogmi. Non si può ammiccare a Berlusconi un giorno, e definirlo Putin il giorno dopo.
Sono perfettamente d'accordo con chi sostiene che la questione non stia nel sostituire un segretario, come con chi sostiene che il tumore non stia nella questione morale, che ne è solo una metastasi; anche se si può morire solo per effetto delle metastasi (ed occorre intervenirvi), l'origine non è quella.
Sarebbe stato utile un atto di ragionevole, ragionata e coraggiosa autocritica, e non la richiesta di maggiori poteri, poi sostanzialmente ritirata in cambio della rinunzia dei critici ad assumere posizioni di aperta contestazione della segreteria; deboli ed incerti l'uno e gli altri; nel frattempo, tutto continua come prima. Ma davvero così si pensa di recuperare i 170.000 abruzzesi che in otto mesi si sono persi per strada?
In quanto a LIBERAL PD, non sono riuscito a sapere nulla circa un eventuale loro intervento politico nella discussione; ma la mia sensazione è che si sia persa un'ottima occasione per porre sul tavolo un po’ di metodo e di presenza liberali.
{ Pubblicato il: 22.12.2008 }