redazione
Nessun commento
Critica liberale invita tutti i propri sostenitori, tutti i liberali italiani e tutti i cittadini interessati alle sorti della democrazia liberale in Italia a votare nei referendum di domenica e lunedì prossimi, e a impegnarsi al massimo per spingere il maggior numero possibile di elettori ancora indecisi, disillusi o demotivati a fare altrettanto.
Dopo l’ultima tornata di elezioni amministrative si è dato troppo presto per scontato (per l’ennesima volta) che sia cosa fatta il tramonto della consorteria che ha infangato l’Italia negli ultimi diciotto anni, sommergendola sotto l’ondata populista, antiliberale, malavitosa, clericale, xenofoba e antieuropea che l’ha isolata dal resto dell’Europa occidentale. Già molte altre volte quella consorteria ha saputo rialzare la testa.
Non inganni l’apparente indifferenza ostentata da Berlusconi e dai suoi. Fino all’ultimo hanno tentato di boicottare questi referendum con ogni sotterfugio e ogni ricorso possibile: prima omettendo di aggiornare le liste degli elettori all’estero, con la conseguenza di provocare un innalzamento illegale del quorum; poi con un’abrogazione fittizia delle norme sul nucleare, truffa che hanno tentato con ogni possibile ricorso dell’ultima ora di far passare per reintrodurre poi i loro progetti una volta superati i referendum; infine sperperando centinaia di milioni di euro dei contribuenti pur di rendere molto più difficile il raggiungimento del quorum con il mancato abbinamento alle elezioni amministrative; e ora fingendo che dell’esito non gliene importi nulla. Invece gli importa eccome: il raggiungimento del quorum, per quanto molto difficile, certificherebbe che la maggioranza del corpo elettorale non li segue e non gli crede più.
Temono soprattutto il successo del referendum sul legittimo impedimento, che non solo priverebbe Berlusconi e i suoi ministri dell’ennesimo privilegio volto a evitare che possano mai rispondere alla giustizia penale dei delitti di cui sono imputati, ma che spazzerebbe via finalmente la tesi che vuole gli italiani in maggioranza convinti che Berlusconi sia vittima incolpevole di una incessante persecuzione politica ordita da quasi tutti i magistrati italiani. Forse gli italiani hanno finalmente cominciato a capire con chi hanno a che fare e chi da quasi vent’anni sta dominando la vita politica del loro paese.
Berlusconi e i suoi temono che abbia successo il referendum sul nucleare, un successo che impedirebbe loro di distribuire appalti miliardari e di affidarli a imprese e controllori che gestirebbero l’energia nucleare con la stessa probità e con la stessa considerazione per l’interesse pubblico di cui hanno dato prova le “cricche” legate al governo e alla “protezione civile” o che hanno consentito l’edificazione di scuole ed edifici fatiscenti in zone sismiche; pronti, in caso di catastrofi, a mentire sempre, a oltranza, magari in nome della prevenzione del panico, su parametri e misurazioni tecniche sottratte per loro natura a ogni possibilità di controllo diffuso. E nulla importa loro il costo economico del nucleare, che cresce incessantemente, di anno in anno, quanto più ci si rende consapevoli dell’importanza dei rischi e dei costi della sicurezza e della gestione delle scorie radioattive.
Invitiamo a votare SÌ a tali quesiti, e anche ai due referendum sulla gestione dell’acqua, pur se, per quel che riguarda questi ultimi, non abbiamo sempre apprezzato temi e slogan di molti dei loro sostenitori. Come cerchiamo di argomentare più estesamente in un altro intervento pubblicato nel sito di Critica liberale, affidare a imprese private un monopolio naturale garantendo agli affidatari una rendita certa, e prevedere che il controllo sulla gestione e sugli investimenti sia esercitato dalla stessa classe politica che affida il servizio, non ha nulla a che fare con l’economia di mercato o con la concorrenza; d’altra parte la “gestione pubblica” è stata molto spesso sinonimo di sinecure e prebende per politicanti trombati e di corruttela e spese clientelari occulte spesso molto più scandalose dei costi accertabili e pubblici della politica ufficiale; e infine ci sembra contrastante con la propagandata svolta “federalista” voler imporre centralisticamente una soluzione unica a tutti gli enti territoriali. Votare SÌ anche a questi quesiti ci sembra un modo per rimettere in discussione sia la normativa oggetto di referendum sia una gestione “pubblica” spesso indifendibile.
In ogni caso, quel che è più importante non è come si vota, ma andare a votare comunque e portare a votare più elettori possibile: sia perché questo sarà lunedì il dato di gran lunga più importante, sia per difendere l’istituto del referendum abrogativo dopo i colpi ricevuti negli ultimi anni dalla furbesca trovata – di cui fu primario teorizzatore l’on. Ruini – di far mancare il quorum, anziché accettare di contarsi e sostenere il NO, per svuotare i referendum su cui si sa di non poter in nessun modo ottenere una maggioranza contraria all’abrogazione.
{ Pubblicato il: 10.06.2011 }