Il Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2014 vedrà il dibattito vescovile su “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione“. Strategica trovata l’invio a tutti i Pastori nel mondo di un questionario nel quale si chiedono dati sulla situazione sociale nella parrocchia e sulle strategie proposte per arginare fuga dei fedeli e calo dei battesimi.
Il Documento preparatorio di questa impresa già cita gli ostacoli da svalicare:
” Si profilano oggi problematiche inedite fino a pochi anni fa, dalla diffusione delle coppie di fatto, che non accedono al matrimonio e a volte ne escludono l’idea, alle unioni fra persone dello stesso sesso, cui non di rado è consentita l’adozione di figli. Fra le numerose nuove situazioni che richiedono l’attenzione e l’impegno pastorale della Chiesa basterà ricordare: matrimoni misti o inter-religiosi; famiglia monoparentale; poligamia; matrimoni combinati con la conseguente problematica della dote, a volte intesa come prezzo di acquisto della donna; sistema delle caste; cultura del non-impegno e della presupposta instabilità del vincolo; forme di femminismo ostile alla Chiesa; fenomeni migratori e riformulazione dell’idea stessa di famiglia; pluralismo relativista nella concezione del matrimonio; influenza dei media sulla cultura popolare nella comprensione delle nozze e della vita familiare; tendenze di pensiero sottese a proposte legislative che svalutano la permanenza e la fedeltà del patto matrimoniale; diffondersi del fenomeno delle madri surrogate (utero in affitto); nuove interpretazioni dei diritti umani. Ma soprattutto in ambito più strettamente ecclesiale, indebolimento o abbandono della fede nella sacramentalità del matrimonio e nel potere terapeutico della penitenza sacramentale.”
Nella pratica, molto spazio è destinato alla raccolta di informazioni su come e quando siano poste in atto forme di diniego nei fatti della famosa tesi della “legge naturale” del matrimonio tra uomo e donna e della famiglia come nucleo eterosessuale.
Alla domanda Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali? Rispondono i componenti della associazione cattolica di base Noi siamo Chiesa, mettendo in rilievo come la domanda ponga già di per sé le condizioni di ogni risposta: “Di fatto tra la stragrande maggioranza dei credenti la nozione di “legge naturale” non è chiara e comprensibile, non ha cittadinanza, …Di questo permanente cambiamento è parte anche la famiglia, che nella storia ha conosciuto molteplici forme, dalla famiglia-clan fino alla famiglia nucleare. Questo processo continua (famiglie senza figli o con figli di diversi genitori, comunità familiari, famiglie monoparentali, ecc.), per cui non è possibile parlare di “famiglia” come di un’istituzione immutabile, di un modello unico sempre valido e più che di “famiglia” bisogna sempre più parlare di “famiglie”, … .”
Noi siamo Chiesa risponde nei dettagli anche ad altre domande che evidenziano come l’impostazione del questionario non faciliti certo l’espressione di elementi di dissenso dalla dottrina cattolica (in effetti i membri stessi di Noi siamo Chiesa, in quanto non vescovi, non sono i destinatari del questionario). Una domanda interessante evidenzia un’altra problematica sociale che interessa la Chiesa principalmente per questioni di carattere dottrinario:
La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare? La risposta: “Il rapido mutamento della società, col tramonto della civiltà contadina, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa, il ritardato ingresso nel mondo produttivo, con la scissione crescente tra l’acquisizione della maturità sessuale e il pieno riconoscimento della condizione adulta, l’emancipazione della donna, ecc. provocano un profondo cambiamento nel modo di vivere le relazioni affettive. Ciò almeno in Italia e nei paesi occidentali. Per esempio, è poco realista chiedere che le persone si astengano dall’avere rapporti sessuali fino al matrimonio, quando l’inserimento nel mondo del lavoro in forma stabile (e quindi la possibilità di essere autonomi economicamente per poter sposarsi e mantenere dei figli) avviene sempre più frequentemente dopo i 30 anni. …”
Una domanda che ci rivela come sia importante l’ottica strategica per la Chiesa anche nel caso della questione delle coppie omosessuali è: Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio? b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?
Noi siamo Chiesa risponde: “ Se per Chiesa si intendono le autorità ecclesiastiche, netta e a tratti “militante” (vedi “Family day”) è stata la loro opposizione nel nostro paese a qualunque proposta di unioni civili tra persone dello stesso sesso, come pure alle norme contro omofobia e transfobia (in continuità con secolari violenze contro gli omosessuali cui hanno contribuito e di cui dovrebbero, per quanto è loro responsabilità, chiedere perdono) … .” Ma la questione continua con la domanda successiva:
Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?
Noi siamo Chiesa risponde facendo rilevare come la sostanziale condanna, condita di tolleranza più o meno stemperata (anche da Bergoglio il simil-innovatore), sia da superare ( e come spesso i politici e i militanti cattolici siano meno tolleranti dei testi della catechesi). “Negli ultimi anni, grazie anche alla tenacia dei gruppi di omosessuali credenti, alcune diocesi hanno avviato timidi tentativi di pastorale verso persone appartenenti alle minoranze sessuali. Ma, affinché sia possibile offrire cammini di vita cristiana adeguati al loro vissuto, è necessario che la Chiesa renda più flessibile e inclusivo il proprio atteggiamento.Dovrebbe cioè abbandonare una concezione antropologica ristretta secondo cui l’amore omosessuale sarebbe “contro natura” e non una variante naturale, seppur minoritaria. In tutti i tempi, in tutti i contesti e in tutte le culture umane sono vissuti donne e uomini attratti, per motivi biologici e psicologici, da persone dello stesso sesso.
Sul versante dottrinale il documento della Congregazione per la dottrina della fede, “Persona humana” (del 1975), pur condannando gli atti (“sono intrinsecamente disordinati”) fra persone dello stesso sesso, si asteneva da un giudizio morale sulla condizione omosessuale e soprattutto esprimeva l’esigenza di una certa prudenza nel valutare la colpa di chi ha un chiaro orientamento gay o lesbico. Ma, a partire dal successivo testo dell’ex Sant’Uffizio (“Homosexualitatis problema” del 1986) fino al vigente ‘Catechismo della Chiesa cattolica’ (del 1992), è prevalsa una posizione che privilegia la difesa di una pretesa legge naturale rispetto all’attenzione alla persona, fino a giudicare la stessa inclinazione omosessuale “oggettivamente disordinata” (paragrafo 2358 del Catechismo della Chiesa cattolica). … La Chiesa dovrebbe attuare un effettivo accompagnamento pastorale degli omosessuali senza intendimenti “missionari” di redenzione dal peccato… .”
La domanda successiva chiarisce la preoccupazione vescovile e papale per il calo delle possibilità di evangelizzazione bambini adottati da coppie gay:
Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?
Altre domande si concentrano su questioni inerenti la produzione di fedeli: Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?
Infine, un’altra domanda per la quale vale la pena citare la risposta di Noi siamo Chiesa, nelle sue parti comprensibili anche ai noi non credenti, è: Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?
Ecco come risponde l’associazione: “Se ne possono segnalare almeno tre:
a. tra le “situazioni che richiedono l’attenzione e l’impegno pastorale della Chiesa” il documento preparatorio ricorda, senza peraltro richiamarle nel questionario, “forme di femminismo ostile alla Chiesa”. Si ignora però la teologia elaborata dalle donne che traspare, con troppi silenzi, nel questionario. Si ignora la presenza – certamente più concreta, diffusa e radicata, anche in ambienti cattolici – di mentalità e prassi maschiliste, quasi che il maschilismo, nelle sue varie declinazioni, non esistesse, non avesse conseguenze sui modelli familiari e sulle relazioni tra uomini e donne, e non costituisse problema per la Chiesa.
b. a ciò è collegato un fenomeno drammatico e documentato nei diversi contesti geografici, culturali e sociali: la violenza di genere (fisica, sessuale, economica, ecc.) all’interno di troppe famiglie; e molte di queste si professano cattoliche. Non è forse argomento di cui discutere? Non interessa ai pastori?
Questa violenza ha la propria manifestazione estrema nel femminicidio, che nella grande maggioranza dei casi è opera di maschi con cui la donna ha avuto legami stretti, spesso parentali e che ha un retroterra profondo nella cultura maschilista.
c. Infine, nel quadro di una riflessione sulla famiglia, non dovrebbe mancare un esame della condizione delle famiglie di quanti sono ministri ordinati (diaconi permanenti sposati, clero uxorato delle Chiese cattoliche di rito orientale, preti coniugati convertitisi al cattolicesimo da altre confessioni cristiane).
Esiste poi la condizione dei presbiteri che, a motivo dell’obbligo del celibato, hanno dovuto abbandonare il ministero per aver contratto matrimonio, venendo spesso emarginati dall’istituzione ecclesiastica e dalle comunità cristiane. … .
Nel questionario la segreteria del Sinodo interroga i credenti su molte questioni “difficili” poiché molti esponenti della gerarchia ecclesiastica dubitano del recepimento del loro insegnamento. Ma bisogna aggiungere che ci sono tante altre situazioni che riguardano la famiglia nella sua condizione ordinaria, quella della vita di coppia e del rapporto genitori/figli sia nel momento educativo sia in quello relativo all’età adulta. Queste tematiche sono altrettanto importanti di quelle oggetto del questionario. Ed anche altre, molto importanti, sono ignorate dal questionario ma incombono sulla vita di tante famiglie e comunità cristiane. Ci riferiamo, a titolo esemplificativo, alle cosiddette coppie miste, all’interruzione volontaria di gravidanza, alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) e ad altre questioni che sono oggetto della bioetica”.
Possiamo dire insomma che se questi cattolici critici sono capaci di osservare/rsi e distinguere, la rigidità dottrinale millenaria della Chiesa cattolica, campionessa del “si fa ma non si dice” come metodo di elasticizzazione, rivela in questo questionario più la volontà di raccogliere dati che la disponibilità a cambiare. Ciò anche se la attuale strategia di Bergoglio sulle questioni etiche, di fronte allo sfacelo morale delle Curie e alla fuga dei fedeli in tutto il mondo, vuole tentare la carta di nuove evangelizzazioni (ma anche Wojtyla aveva investito sulle povertà mondiali) e nuove tiepide concessioni atte a rimediare al “male maggiore”. La storia dell’ astuta battaglia del gesuita contro la regolarizzazione delle unioni gay in Argentina si può leggere nel volume curato da Alejandro Bermúdez, “Pope Francis, Our Brother, Our Friend”, in Italia è stato citato dal blog di Sandro Magister.
{ Pubblicato il: 05.01.2014 }