Fondazione Critica Liberale   'Passans, cette terre est libre' - Abbiamo scelto come logo la fotografia d'un autentico 'Albero della Libertà ancora vivente. È un olmo che fu piantato nel 1799 dai rivoluzionari della Repubblica Partenopea, Luigi Rossi e Gregorio Mattei, a Montepaone Superiore, paese dello Jonio catanzarese. La scritta &lequo;passans ecc.» era qualche volta posta sotto gli 'Alberi della Libertà' in Francia.
 
Direttore: Enzo Marzo

Dal 1969 la voce del pensiero laico e liberale italiano e della tradizione politica che difende e afferma le libertà, l'equità, i diritti, il conflitto.

"Critica liberale" segue il filo rosso che tiene assieme protagonisti come Giovanni Amendola e Benedetto Croce, Gobetti e i fratelli Rosselli, Salvemini ed Ernesto Rossi, Einaudi e il "Mondo" di Pannunzio, gli "azionisti" e Bobbio.

volume XXIV, n.232 estate 2017

territorio senza governo - l'agenda urbana che non c'è

INDICE

taccuino
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67. paolo bagnoli, la nostra preoccupazione
68. coordinamento democrazia costituzionale, appello alla mobilitazione per una legge elettorale conforme alla Costituzione
106. comitati unitari per il NO al “rosatellum”, l’imbroglio degli imbrogli
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territorio senza governo
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69. giovanni vetritto, l’italia del “non governo” locale
73. pierfranco pellizzetti, alla ricerca del civismo perduto
79. antonio calafati, le periferie delle metropoli italiane
84. paolo pileri, molta retorica, pochi fatti
86. giovanni vetritto, post-marxisti inutili
88. valerio pocar, primo comandamento: cementificare
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astrolabio
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89. riccardo mastrorillo, finanziare sì, ma come?
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GLI STATI UNITI D'EUROPA
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93. sarah lenderes-valenti, la risorsa più grande
94. luigi somma, le democrazie invisibili
97. claudio maretto, la discontinuità paga
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castigat ridendo mores
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100. elio rindone, basta con l’onestà!
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l'osservatore laico
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103. carla corsetti, il principio di laicità
107. gaetano salvemini, abolire il concordato
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terrorismo e religione
109. pierfranco pellizzetti, jihad combattuta alla john wayne
114. alessandro cavalli,quattro cerchi
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lo spaccio delle idee
117. gianmarco pondrano altavilla, cari liberisti, chi conosce un buon medium?
118. luca tedesco, savoia o borbone? lo storico è un apolide
119. gaetano pecora, ernesto rossi, “pazzo malinconico”
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78.92.102. spilli de la lepre marzolina
116. la lepre marzolina, di maio ’o statista
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Critica liberale può essere acquistata anche on line attraverso il sito delle Edizioni Dedalo con transazione crittografata e protetta.
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* Hanno fatto parte del Comitato di Presidenza Onoraria: Norberto Bobbio (Presidente), Vittorio Foa, Alessandro Galante Garrone, Giancarlo Lunati, Italo Mereu, Federico Orlando, Claudio Pavone, Alessandro Pizzorusso, Stefano Rodotà, Paolo Sylos Labini. Ne ha fatto parte anche Alessandro Roncaglia, dal 9/2014 al 12/2016.
 
05.02.2018

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Il miracolo di Renzi, il Nazareno: il Castellum (come salvare la Casta e suicidarsi)

enzo marzo

11 commenti

L'”incontro storico” è avvenuto nella stanza del segretario del Pd, nella sede del Nazareno. I giornali hanno riportato con dettagli il rito di questo abboccamento tra tre ex-democristiani e l'erede del peggiore craxismo. Alcuni accennano a un particolare che campeggia nella sala: una grande foto di Korda che rappresenta Guevara e Castro mentre giocano a golf. Nessuno però ha sottolineato l'enorme importanza di quell'immagine che più di ogni altra simboleggia il vecchio e il nuovo Pd: la retorica, il totalitarismo, la futilità.
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Il ricordo dell'”incontro storico”, con la finale “profonda sintonia”, passerà presto in secondo piano. Sul tavolo resteranno i fatti. Vorremmo discutere di questi. Cioè dei danni che avrà provocato e provocherà, anche se non scartiamo certo la possibilità che tutto possa finire nella spazzatura come la famigerata “crostata” di Gianni Letta e D'alema..
Si sapeva, ed era logico, che Renzi, stretto tra un Quirinale che vorrebbe far durare il suo inciucio per altri mille anni e un partito-cadavere che desidera risucchiare il Sindaco nella sua tomba, non aveva scelta: doveva agitarsi come un matto e far vedere che prima delle elezioni europee il nuovo corso fiorentino aveva portato a casa qualcosa. “Cosa” non si sa di preciso, ma “qualcosa” comunque, in una direzione vagamente anti-casta per non continuare a lavorare per Grillo e per creare i presupposti tecnici (un sistema elettorale) che permettessero la chiusura di una maledetta legislatura in cui il Pd, pur avvantaggiato dalle “disgrazie” che colpiscono il suo avversario, vivacchia a malapena. Logorandosi. Avendo già perduto l'onore politico. Avendo già dimostrato di non saper governare. Avendo già ampiamente esternato tutta la mediocrità della sua classe dirigente.
Ma Renzi non ha fatto i conti con una maledizione storica: da decenni, ciascun Capo del centro sinistra, quando si trova sulla scrivania alcuni sondaggi a lui favorevoli che adombrano la seria possibilità di vincere, si mette subito in moto e comincia a impegnarsi a fondo per scongiurare questa sciagura. I metodi sono ormai collaudati.
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1. Prima di tutto è necessario resuscitare l'avversario. Non è difficile, c'è una tradizione di lungo corso. C'è riuscito D'Alema, Veltroni non è stato da meno. Più complicato però si presentava questo compito per il Sindaco. Berlusconi è ai minimi storici, ormai nessuno può far finta di non aver appreso la notizia che è un pregiudicato che frodava lo Stato anche quando era presidente del consiglio. O di non sapere che Forza Italia è solo uno pseudonimo di Mediaset. Gli sono rimasti attorno soltanto parecchi indagati, alcuni pregiudicati e una manciata di estremisti verbali. E Razzi. Molti italiani, stando ai sondaggi, si sono resi conto che è lui il responsabile primo del disastro in cui è stato fatto precipitare il paese. Per recuperarlo e portarlo dai servizi sociali a una nuova Costituente ci vuole uno spericolato colpo di genio: così il Sindaco - esattamente come D'Alema e Veltroni - riscopre le doti di statista di questo relitto e gli restituisce tutti gli onori politici. Fatto.
2. Poi, c'è da ricompattare la nuova maggioranza avversaria. Per questo obiettivo i pd si sono distribuiti i compiti. Sia Renzi sia Letta Enrico si sono dati da fare. Con successo. Il Castellum vedrà la destra di lotta e la destra di governo unite per vincere di nuovo in un'unica coalizione, rafforzata rispetto ai vecchi tempi anche dal recupero di Casini e di spezzoni di Forza civica. Fatto.
3. Ancora. Bisogna annichilire la propria capacità di coalizione e distruggere qualunque formazione politica amica. Facile. Basta seguire l'esempio magistrale di Veltroni, che liquidò tutti i suoi potenziali alleati, salvando tra questi solo il più infido. Il mantra veltroniano contro i piccoli partiti è stato ripreso di peso da Renzi che lo ha ripetuto come un pappagallo e ha trovato anche il mezzo tecnico per realizzarlo. La trovata dello sbarramento elettorale all'8% non ha precedenti nel mondo. La Casta (per questo motivo chiamiamo Castellum il nuovo sgorbio su cui c'è “profonda sintonia”) si garantisce che da qui all'eternità non possano nascere forze politiche nuove in opposizione a quelle esistenti. Si ferma la storia. Secondo me questa è una trovata personale di Berlusconi: solo un delinquente poteva concepirla. Fatto.
4. Ancora. Bisogna assolutamente rendere impresentabile il Pd. Facendogli fare una figura odiosa. Il Pd  aveva avuto la fortuna di non essere direttamente responsabile del Porcellum, la legge elettorale più detestata dagli italiani e smantellata miracolosamente dall'iniziativa di pochi cittadini savi. Non è difficile rovinare il Pd: basta prendere le 2-3 regole più indigeste e oscene del Porcellum e farle rivivere facendole proprie. Così, mentre prima gli elettori potevano accusare Berlusconi e Calderoli di aver sottratto loro, con le liste bloccate, il diritto di scegliersi i propri rappresentanti, d'ora in poi sapranno con chi prendersela: con i dilettanti del Nazareno. Questo sistema di partiti fatiscente e corrotto trova il modo di salvarsi serrando le porte all'esterno e scavando un fossato pprofondo l'8% per assicurarsi il potere e l'impunità. Non manca neppure il progetto di un premio di maggioranza di circa il 18%. Alla faccia del parlamentarismo e del principio di rappresentanza. Ma questo risultato non basta. La Casta non vuole solo rendersi permanente come struttura e come organizzazione, ma vuole che sia bloccato (o funzionale ai padroni vecchi e nuovi) anche il ricambio del personale politico al suo interno. Le nomenklature vigenti  non tollerano competitori e pretendono solo dei cooptati. Questi devono essere fedeli famigli, possibilmente delinquenti ricattabili o fanciulle di facili costumi. La Casta, sia di destra sia di sinistra, non può tollerare che gli elettori possano scegliersi i propri rappresentanti. Da qui il recupero del blocco delle liste. Nonostante la bocciatura della Consulta.
5. Per finire. Spaccare il proprio partito. Se si comincia un'opera, si deve andare fino in fondo. Avrà pensato Renzi: se, nonostante che noi stiamo facendo di tutto per “portargli l'acqua con le orecchie” (come direbbe Corrado Guzzanti), Berlusconi per cause estranee alle vicende politiche (arresti, processi, scandali eccetera) precipita ancora di più, come possiamo fare per assicurarci la nostra sconfitta? Non resta che fracassare definitivamente il partito, che già durante le elezioni presidenziali ha dato “buona” prova del massimo di coesione che può raggiungere. Nessun problema: la sinistra non è seconda a nessuno in scissioni e divisioni varie. Determinanti saranno gli ex comunisti.  I nostri post-comunisti, invece di ringraziare sentitamente il “rottamatore” Renzi per aver portato a compimento il programma ventennale dei “rottamandi”, si sono messi a fare i bastian contrari. Fassina ha persino dichiarato di ”vergognarsi”. Atteggiamento inedito per lui, che finora di occasioni per vergognarsi ne ha avute moltissime ma sempre si è lasciato scappare l'opportunità. Come quando è stato al governo votato da Berlusconi o come quando è stato tra i maggiori protagonisti delle peggiori vergogne della storia della sinistra italiana. Chissà come ha fatto a non vergognarsi dopo le molteplici – e recenti - dichiarazioni filo berlusconiane di Violante o mentre i suoi gruppi parlamentari si sfasciavano in mille pezzi pur di far valere la tesi di Napolitano che il destino del Pd era solo quello di tradire sfacciatamente i propri lettori appena poco settimane dopo le elezioni. Ma, si sa, qui abbiamo a che fare con immarcescibili sepolcri imbiancati e quindi c'è da aspettarsi di tutto. Anche che gli ex-ds si scoprano antiberlusconiani. Dopo vent'anni.  O che preannuncino una lotta senza quartiere, cominciando con una durissima astensione di lotta e di governo. O che, paradosso dei paradossi, riconoscano che essendo morti non possono stare ad osservare.
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Conclusione. Per prendere le distanze da quell'Inciucio che sta compromettendo in questi mesi quel che resta delle reputazione del Pd, Renzi aveva ostentato segni di insoddisfazione. Lo scopo era chiaro: andare alle elezioni al più presto sperando che gli elettori dimenticassero i guasti politici dell'inguacchio di Napolitano e prendere le distanze dai mediocrissimi risultati dell'inazione di governo. Con l'incontro del Nazareno, il Sindaco ha voltato improvvisamente gabbana: ha scavalcato Letta nella gara per l'inciucio più spericolato e ha addirittura blindato il governo almeno per un altro anno e mezzo con la scusa di portare a conclusione un assai improbabile percorso costituente realizzato da un parlamento eletto in base a una legge elettorale incostituzionale e guidato in partnership da chi fu il massimo responsabile di quella incostituzionalità.
Renzi ha realizzato un capolavoro degno dei suoi predecessori. In un colpo solo ha rovesciato la sua politica che lo vedeva come il più pericoloso avversario del Cavaliere, nonché anti-nomenklatura piccista, anti-Casta, anti-Porcellum, anti-Inciucio. Forse ispirato dal nome del luogo, il Nazareno, in un solo pomeriggio Renzi ha resuscitato sia il Pregiudicato sia l'ex.pci in coma profondo, si è messo alla testa della Casta, ha recuperato il peggio del Porcellum e ha sancito il patto di ferro tanto sognato dal rottamando D'Alema.
Chissà chi lo ha consigliato. Secondo me è stato Grillo. Il Padrone del M5s era in grave difficoltà. La sua incapacità politica è evidente ormai a tutti, i limiti gravissimi di democraticità del suo movimento sono diventati un luogo comune. Per ridargli un ruolo e una nuova barca di voti ci voleva giusto un miracolo. Renzi, il Nazareno, c'è riuscito.
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Morale. Una consolazione ci è rimasta. Si sta confermando in questi giorni una grande Verità contro il giovanilismo imperante. Di davvero democratico nel nostro paese rimane ben poco. E in quel poco c'è l'Idiozia: colpisce in ugual misura, democraticamente, sia i vecchi sia i giovani.

 


{ Pubblicato il: 20.01.2014 }




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Commento inserito da Vitale il 21.01.2014:
Grande Enzo!
Commento inserito da Pietro PASUT il 21.01.2014:
Analisi puntuale e ricca, a futura memoria, ma discutibilissima !!! Il pregiudicato e' letteralmente padrone di un club con vasta rappresentanza parlamentare di yes man e non può non essere interpellato nel momento di sua enorme debolezza e in cui si ristabiliscono le regole del gioco; discutibile il quantum, ma andavano trovati dei limiti ai pseudo poteri interdettivi di gruppi di signor nessuno!; pesante la mancanza di preferenze ( tanto gradita a ex Pc e ex DC!) ma almeno attenuata nel Pd (notizie confermatomi nottetempo) dalle primarie x ogni tipologia di candidature. Appare basilare la riforma dell' Art 5 della costituzione : vedremo i particolari, ma x questo solo attesissimo momento non si poteva assolutamente rinviare andando a votare con un'obsoleto sistema e rinviare,....; quindi, e' questo rivitalizzare un pregiudicato convocandolo a "Canossa" sotto un amato, borghesissimo e tutt'altro che banale quadro ? .... Con stima e amicizia da Pietro Pasut/Conegliano/Tv
Commento inserito da Alberto Catellani il 21.01.2014:
Sembra che la cosa che più sta cuore al direttore di Critica in questo momento sia la salute del PD; io sono più preoccupato più alla tenuta economica ed occupazionale di un sistema paese che è al collasso. Concordo sul fatto che le soglie di sbarramento siano eccessive (come nel Porcellum al Senato) e occorre che vengano abbassate anche con l'aiuto del M5S. Renzi non mi pare un idiota, ha deciso di giocare una partita rischiosa, per lui in primis, non va certo per il sottile, usa un linguaggio ed una comunicazione semplice per parlare alla maggioranza degli italiani, anche fuori della base del PD. La legge elettorale da sola non può risolvere i problemi di arretratezza culturale dell'Italia. Il nodo del Senato ai fini della governabilità (base degli elettori troppo differente dalla Camera e vincolo regionale) è ineludibile e bene ha fatto a mio avviso Renzi a porre il problema. Saluti. [La ringrazio del commento, ma voleva rassicurarla che a me della salute del Pd interessa pochissimo, anche perché la vedo compromessa da tempo; prendo atto invece che lei si preoccupa di più della tenuta economica ed occupazionale del paese. Purtroppo non posso essere ottimista come lei sulla capacità del governo Letta - ormai blindato da Renzi per un altro anni e mezzo - di provvedere a una ripresa economica credibile. e.m.]
Commento inserito da Angelo Provera il 21.01.2014:
Posso concordare su alcuni aspetti critici della legge (personalmente ero per il maggioritario ad uno o due turni) ma non sul tono generale del pur interessante pezzo, che mi ricorda più il "popolo viola" che la mia idea di liberalismo. Per farla breve: Renzi sta tentando di portare a casa tre cose che ritengo importanti: riforma del porcellum (senza ricadere nel proporzionale) abolizione del senato come seconda camera elettiva (io la cancellerei del tutto) e rivisitazione del quel titolo quinto che ha portato alla moltiplicazione sul territorio della spesa pubblica e della corruzioneed alla triplicazione delle competenze sulle stesse materie (anche qui sarei più drastico, cancellando regioni e province). Per farlo bisogna accettare compromessi (mancanza di preferenze; anche se una lista con quattro o cinque persone non è molto diversa dall'uninominale; nel senso che gli elettori guardano chi è candidato) e trattare con i partiti avversari. Grillo ha subito declinato l'invito. Quindi era giocoforza discutere col cav. Che sicuramente è pregiudicato ed ha un sacco di difetti; terribilmente simili a quelli del paese che lo elegge da anni. Per concludere vorrei anche evidenziare che cav e classe politica indigena non piovono da parte, ma sono specchio abbastanza fedele degli italiani. Ultimissima notazione: trovo grottesca l'indignazione per la trattativa col cav, particolarmente se viene da gente come Fassina che ha accettato di fare il sottosegretario in un governo col cav. medesimo.
Commento inserito da Adriana il 21.01.2014:
Concordo su quasi tutti i passi della lucida analisi di Enzo. In particolare sulla tendenza autodistruttiva della sinistra italiana e sull'ambivalenza di una democrazia invocata ma non praticata. Così come Enzo ricorda sia avvenuto nei confronti dei partiti piccoli, con grande danno per tutti.
Commento inserito da Sergio Piscitelli il 22.01.2014:
Non credo che per Renzi ci fosse alternativa diversa dal trattare direttamente con Berlusconi la riforma elettorale, lui aveva già parlato con Verdini e credo che gli sia stato detto che Forza Italia non avrebbe fatto nessun accordo se Berlusconi non fosse stato ufficialmente presente. Sulla riforma elettorale non apprezzo la mancanza della preferenza (Renzi ha poi chiarito che c'è stato un veto di Berlusconi), le soglie di sbarramento troppo alte, il 35% per il premio di maggioranza è troppo basso, vedremo poi in Parlamento. E' pero positiva l'accordo per l'abolizione del Senato come seconda Camera e quello per la riforma dell'art. 5 della Costituzione. Stavolta, caro Direttore, credo che la storia per il PD andrà diversamente, perchè Renzi è tutt'altro che uno sprovveduto ed al di là di quanto ha assicurato al premier Letta credo che gli staccherà la spina al momento più opportuno, insomma non si lascerà logorare.
Commento inserito da angelo provera il 22.01.2014:
Aggiungerei che nel resto d'europa (Belgio a parte) le preferenze praticamente non esistono. E che gente come Batman-Fiorito (e tutti i malversatori regionali) sono figli delle preferenze. Il sistema preferibile, a mio avviso, è l'uninominale a doppio turno; in quel caso, infatti, i partiti sono costretti a candidare persone decenti, pena il rischio di perdere il collegio. Con la preferenza, sopratutto localmente, inizia un largo mercato delle vacche e del voto organizzato. Dopodichè non credo che, quale sia il sistema elettorale, la minoranza liberal-radicale (più o meno di sinistra) conterà mai in questo paese; che è paese latino, cattolico e per molti versi simile a quelli sudamericani. Con peronisti e giustizialisti che si danno battaglia.
Commento inserito da enzo marzo il 22.01.2014:
Provera ha parzialmente ragione. Però nell'articolo non si prendeva posizione a favore delle preferenze, si sottolineava solamente l'errore politico di assumersi la responsabilità di una soluzione molto indigesta che continuerebbe a lasciare l'intera scelta della composizione delle Camere ai Padroni dei partiti. Non dimentichiamo che una vera scelta saggia fu il referendum sulla preferenza unica. Tra un sistema con preferenze e uno con le liste bloccate ci sono molte altre possibilità. Per esempio, quella indicata da Provera dell'uninominale a doppio turno, che ha dei difetti, ma sicuramente è la migliore.
Commento inserito da gian felice corsini il 22.01.2014:
Come diceva Salvemini, in Italia l'unica cosa progressiva è la paralisi.Enzo, non ti meritiamo. Vai a scrivere in un paese civile.
Commento inserito da Fabio Battagion il 22.01.2014:
Condivido molto di quanto scritto, soprattutto il fatto che questa proposta di legge elettorale sia stata fatta dai partiti (maggiori) per mantenere il loro potere. E anch'io sarei più favorevole all'uninominale a doppio turno, che avrebbe il vantaggio di consentire anche candidature al di fuori dei partiti, da singoli cittadini, conosciuti in un ambito limitato come un collegio elettorale. Questo spingerebbe i partiti a presentare persone migliori, per non rimanere esclusi.
Commento inserito da Paolo Barbieri il 29.01.2014:
Non vi sopporto più! E non parlo della "casta", quella è da decenni, ma proprio di Voi i Soloni della Cultura Progressista e Liberale e Libertaria, che vi stracciate le vesti, ma lasciate nel fodero gli strumenti perfetti per fermare il declino e cambiare i destini infausti del Paese. I Padri Costituenti ci hanno lasciato nella Carta, la possibilità di determinare il nostro futuro, non solo delegando 1.000 persone alla produzione delle leggi che avrebbero dovuto guidare il Paese ed il suo Popolo verso il progresso, ma anche agendo “Direttamente” qualora i delegati si fossero rivelati incapaci o indegni. Lo hanno fatto con gli articoli di democrazia diretta propositiva 71 e 50, che non hanno prodotto nulla finora in virtù dell’arroganza della casta e della “distrazione” della Cittadinanza e delle sue migliori espressioni che non hanno colto e valorizzato questo strumento di efficacia inaudita e irresistibile. Perchè è facile intuire come la “proposta di legge di iniziativa popolare” (art. 71) e la “petizione popolare" (art. 50) brandite non da piccoli gruppi di Cittadini, ma dal “Popolo Sovrano”, enunciato spesso richiamato, ma sempre sospeso ed astratto, non lascerebbe al Parlamento “delegato” altra scelta che discutere ed approvare quanto elaborato e presentato dal Sovrano della Repubblica, il Popolo “delegante”. A rafforzarne l’azione, se ce ne fosse la necessità, l’art. 40, il diritto di sciopero da esercitare anche assediando i palazzi, come la storia del “Conclave” ricorda e insegna. E’ ancora facile intuire come proposte di legge e di riforma elaborate dalla migliore elite della Società Civile, che a me piace definire con l'allocuzione “Rodotà e i suoi fratelli”, andrebbero sicuramente verso il Bene Comune della Cittadinanza, molto più e meglio di quanto elaborato dai partiti per il proprio tornaconto elettorale e di gestione del potere, ma anche per la loro conclamata mediocrità, e molto altro peggio, espressa nel tempo. Orbene, qual’è la misura che realizza la Sovranità Popolare? Non certo le 50mila firme richieste dall’art.71 e neppure le 350mila raccolte da Grillo nell’ultimo tentativo di qualche anno fa. Ma l’art. 75, il referendum, ci dice indirettamente che si determina col 25% + uno degli aventi diritto al voto alla camera, circa 12 milioni. Non è un numero assurdo: l’astensionismo volontario supera i 10 milioni, il voto “contro” raccolto dal M5S circa 9, il rifiuto dell’offerta politica arriva al 95% della Cittadinanza, così come l’indignazione. Sentimento che in quel modo potrebbe evolversi e liberarsi in una SACROSANTA RIBELLIONE COSTRUTTIVA. E certamente non si può mobilitare il Popolo Sovrano per una sola legge, ma per un insieme tale da giustificarlo: 10/15 leggi e riforme, le più attese dalla Cittadinanza, le più promesse e disattese dalla politica, redatte in articoli dai loro qualificati estensori, sottoscritte singolarmente da 60mila elettori secondo il 71 e inserite in un contenitore chiamato “Le Tavole delle Leggi della Società Civile”, per poi lanciare la petizione secondo l’art. 50 e realizzare nel modo più semplice la Sovranità Popolare. Il Popolo Sovrano come Attore, la Costituzione come Mezzo, la sua Applicazione come Programma e Fine! Il prof. S. Settis ha pubblicato un libro dal titolo “Azione Popolare. Cittadini per il Bene Comune” che avvicina, tratta e nobilita questo "modus operandi" come rilevato dall'autore stesso. Naturalmente di quanto sopra esiste un maggior dettaglio disponibile per chi fosse interessato al Cambiamento, ma non per chi fa finta! Che al "piano attico" la palude non arriverà mai! A disposizione per approfondimenti e a tutti auguri per un Paese migliore! Paolo Barbieri, cittadino semplice!