La Costituzione è la legge fondamentale di uno Stato. In essa si stabiliscono
i principi regolatori della vita collettiva di una comunità. Premessa fondamentale
di ogni Costituzione democratica è, di conseguenza, che essa sia
espressione della volontà unitaria o quantomeno largamente maggioritaria
del popolo che la adotta. La nostra Costituzione entrata in vigore il 1 gennaio
del 1948 è stata scritta da un’Assemblea Costituente eletta dal popolo italiano
con un sistema proporzionale ed è stata approvata con oltre l’80% dei consensi.
Quell’Assemblea Costituente rappresentava proporzionalmente tutto il
popolo italiano ed era, perciò, legittimata a scrivere la legge fondamentale
dello Stato.
L’architettura istituzionale della Costituzione del ’48 delinea una Repubblica
parlamentare contrassegnata dalla diversificazione e dall’equilibrio dei
poteri. Il Parlamento, rappresentanza proporzionale del popolo italiano, esprime
la fiducia al Governo, mentre il Presidente del Consiglio è designato dal
Presidente della Repubblica, eletto dai due rami del Parlamento con l’integrazione
dei rappresentanti dei Consigli Regionali in seduta comune.
Oggi questa architettura istituzionale è stata stravolta dalle modifiche
imposte con la legge Boschi-Renzi approvata a stretta maggioranza, con il
ricatto di uno scioglimento anticipato delle Camere, da un Parlamento eletto
mediante una legge dichiarata incostituzionale dalla Suprema Corte, in quanto
con il suo premio di maggioranza deformava la rappresentanza dell’elettorato.
La conseguenza della pronuncia della Suprema Corte era ed è che questo
Parlamento deve considerarsi illegittimo, in quanto eletto sulla base di una
legge elettorale anticostituzionale. Come può un Parlamento, sostanzialmente
e formalmente illegittimo, procedere, oltre che alla legislazione ordinaria,
modificare addirittura la Costituzione? Siamo evidentemente ai limiti dell’eversione!
La motivazione addotta dal Presidente del Consiglio a giustificazione
della sua riforma costituzionale è una sola: assicurare la stabilità del Governo
e l’efficienza legislativa.
Si tratta di una motivazione che non trova assoluto riscontro nella realtà.
Dall’esame oggettivo dell’attività legislativa emerge con estrema chiarezza
come sia proseguito inesorabilmente di legislatura in legislatura e di governo
in governo il rafforzamento dell’esecutivo a discapito del Parlamento. Su 10
atti che diventano legge 8 sono di iniziativa del Governo. I tempi per l’approvazione di un provvedimento di legge non dipendono da questioni tecniche o costituzionali né tantomeno dal bicameralismo ma soltanto dalla volontà politica.
L’uso crescente del ricorso ai decreti legge, ai decreti legislativi e ai voti di
fiducia ha, di fatto, determinato un canale preferenziale e decisamente rapido
per l’approvazione dei provvedimenti di natura governativa. E’, quindi, falso e
fuorviante sostenere la necessità di una riforma della Costituzione per assicurare
governabilità ed efficienza nell’azione di Governo e legislativa.
Quale è, allora, il vero scopo della Costituzione Renzi-Boschi? Come sostenuto
da centinaia di costituzionalisti, per comprendere gli effetti di questa
riforma è necessario leggerla contestualmente alla nuova legge elettorale. Ne viene fuori che l’attuale assetto istituzionale di Repubblica parlamentare caratterizzata dall’equilibrio dei poteri si trasformerà in una democrazia plebiscitaria con una pericolosa concentrazione di poteri nelle mani del Capo del Governo.
Grazie al ballottaggio e al premio di maggioranza assicurato ad una lista
minoritaria la Camera dei Deputati non sarà più espressione proporzionale del
popolo italiano, ma diventerà la Camera maggioritaria di fatto nominata e
controllata dal Capo del Governo, mentre il Senato ridotto a funzioni marginali
sarà controllato dalle maggioranze dei Consigli Regionali.
Con questa alterazione di rappresentatività e rappresentanza della
Camera e del Senato anche le altre magistrature dello Stato, il Presidente della
Repubblica, la Corte Costituzionale, il Consiglio Superiore della Magistratura,
che nell’attuale architettura costituzionale svolgono, nell’ambito di un equilibrio
dei poteri, funzioni fondamentali per una corretta vita democratica, finiranno
di fatto per rientrare sotto il controllo del Capo del Governo.
Non riteniamo che la Costituzione del ’48 sia “la migliore Costituzione del
mondo”, né tantomeno riteniamo che la Costituzione non possa essere modificata.
Nel corso di 70 anni di vita repubblicana i repubblicani italiani non si
sono mai sottratti al confronto sulla opportunità di apportare i necessari
aggiustamenti alla Carta Costituzionale per adeguarle alle esigenze della collettività alla luce di tanti anni di esperienza.
Non vi è dubbio che la Costituzione del ’48 delineava un Governo fortemente
limitato nei suoi poteri. Questa decisione è stata il frutto della particolare
sensibilità del legislatore costituente che aveva vissuto un disastroso ventennio
di dittatura e voleva immettere nella legge fondamentale del nuovo
Stato repubblicano vigorosi anticorpi contro ogni possibilità di accentramento
autoritario.
Più volte nel corso delle legislature che si sono susseguite i repubblicani
hanno posto il problema di un rafforzamento dei poteri dell’esecutivo che,
comunque, non alterasse l’equilibrio e il contrappeso dei poteri, elementi fondamentali e fondanti di uno Stato democratico. Né sono contrari a considerare
modifiche degli assetti istituzionali che si devono muovere, però, sempre
nell’ambito del principio della separatezza e dell’equilibrio dei poteri.
Per queste motivazioni i repubblicani costituiscono il comitato per il NO
alla riforma costituzionale Boschi-Renzi e per il SI al referendum abrogativo
della legge elettorale contro la deriva plebiscitaria e il tentativo di dare corpo
ad una democrazia autoritaria.
IX febbraio 2016
Promotori:
Rosario Altieri
Mauro Alunni
Paolo Arsena
Luisa Babini
Fabio Bocchini
Tino Bergamante
Giancarlo Bonifazi
Giuseppe Calabrese
Gian Piero Calchetti
Massimo Colaiacomo
Stefano Covello
Marco Franchitti
Paolo Gambi
Giuseppe Marchetti Tricamo
Alessandro Massai
Elio Notarbartolo
Giovanni Postorino
Odoardo Rizzotti
Luciana Sbarbati
Massimo Scioscioli
Michele Spera
Giancarlo Tartaglia
Per aderire:
noreferendum.unitarepubblicana@gmail.com
{ Pubblicato il: 06.03.2016 }