Pubblichiamo l'anticipazione di una nuova rubrica del quindicinale "Critica liberale", che esce nel n.45 di criticaliberalepuntoit
«Non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto».
Pier Camillo Davigo, 22-3-2016
«Voglio nomi e cognomi dei colpevoli». « Nomi e cognomi, per favore».
Matteo Renzi, 25-3-2016
Una data storica. Un evento giornalistico senza precedenti. In una delle più vergognose interviste di questi ultimi anni, Matteo Renzi al giornalista-tappetino di “Repubblica” che lo interrogava sulla corruzione dei politici e delle classi dirigenti ha risposto con un “Fuori i nomi”, che rappresenta il record massimo di arroganza e di “presa per i fondelli” raggiunto dal presidente del consiglio.
Ovviamente il giornalista-tappetino avrebbe potuto ribattere con un “ma scusi, lei i giornali non li legge? Non sa quanti sono i piddini che hanno a che vedere con la giustizia? E quanti degli altri partiti?” E invece il giornalista-tappetino, da vero cane da guardia del potere, incassa e cambia discorso, con un’altra domanda che induce al sorriso per quanto è ridicola: «Ma nelle regioni del nostro mezzogiorno, la sensazione [corsivo nostro] di uno stato poco presente c’è»…
Visto che il Presidente del consiglio non legge i giornali, siamo costretti a inaugurare una nuova rubrica, perche Renzi vuole essere informato, ed è giusto. Fuori i nomi! Ovviamente non li potremo fare tutti, i nomi, perché nel paese che con il Lesotho (e peggio dell’Oman) è al 44° posto della corruzione mondiale (la Danimarca per virtù è al primo posto) avremo bisogno di troppi giga.
Per ora ne facciamo uno: Denis Verdini. Un vero rappresentante del “Nuovo” e dell’”Italia del Sì”. Ovvero lo sponsor di Renzi presso la corte di Arcore, il protagonista del Nazareno 1 e del Nazareno 2 (luogo dove Renzi ha incontrato un pregiudicato espulso dal Senato: ecco un altro nome famoso) , che passerà alla storia patria per essere stato decisivo per l’approvazione della contro-Riforma costituzionale, giustamente definita da un autorevole senatore verdiniano una vera «Fetenzia». Prima di gettarsi in un meeting con un padrino costituente di questa risma e prima di accoglierlo in maggioranza, forse Renzi, che si gloria di saper smanettare sul computer così bene, sarebbe potuto andare su Wikipedia e leggere il curriculum vitae del suo nuovo (e vecchio) alleato. Forse, se lo avesse letto (è piena zeppa di nomi), avrebbe avuto la “sensazione” che non fosse proprio il caso di accogliere a braccia aperte questo partner che nei prossimi mesi avrà molto da fare con processi e indagini.
Non è che abbia ragione Davigo quando denuncia la «mancanza di vergogna» e la «sfrontatezza» di politici di questa razza?
[e. m.]
Nella prossima puntata, STEFANO GRAZIANO, presidente del Pd campano. Chissà se il segretario del Pd lo conosce.
Vicende giudiziarie di Denis Verdini
Caso de La Maddalena: accusa di concorso in corruzione
Nel febbraio 2010 viene indagato dalla Procura di Firenze per il reato di concorso in corruzione riguardo ad alcune irregolarità a lui imputabili su alcuni appalti aFirenze e a La Maddalena, sede in cui si sarebbe dovuto tenere il G8 (poi spostato a L'Aquila). Il gip si riserva la decisione di ricorrere ad eventuale rinvio a giudizio. Nell'aprile del 2014 il Senato autorizza l'utilizzo delle intercettazioni riguardanti Verdini.
Caso della P3: rinvio a giudizio per corruzione
Nel maggio 2010 viene indagato dalla Procura di Roma in riguardo ad un'inchiesta riguardante un presunto comitato d'affari, la cosiddetta "cricca", che avrebbe gestito degli appalti pubblici in maniera illecita.
A luglio vengono arrestati l'imprenditore Flavio Carboni, coinvolto a Roma in un'inchiesta che punta a scoperchiare una cupola con interessi nella gestione degli appalti sull'energia eolica in Sardegna (che vede indagato anche il governatore PDL della Sardegna Ugo Cappellacci), insieme a Pasquale Lombardi, geometra ed ex esponente della Democrazia Cristiana e all'imprenditore Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli. Queste persone vengono accusate dalla Procura di Roma di aver esercitato forzature sui giudici della Corte Costituzionale al fine di favorire il giudizio di legittimità costituzionale sul Lodo Alfano, di aver sostenuto la riammissione della lista civica regionale Per la Lombardia, collegata al candidato di centrodestra alle elezioni regionali del 2010 e successivamente eletto governatore della regione Lombardia Roberto Formigoni e, infine, di aver favorito la nomina a presidente della Corte d'Appello di Milano al pm Alfonso Marra.
Il 23 luglio in una lettera (resa pubblica il 26 luglio) Verdini si dimette da presidente e consigliere del consiglio di amministrazione del Credito Cooperativo Fiorentinoa causa dello scandalo P3 che lo vede coinvolto per corruzione e violazione della Legge Anselmi sulle società segrete. Verdini afferma: "Su di me scatenata una tempesta mediatica e queste accuse rischiano di gettare ombra sulla banca". Per solidarietà a Verdini si dimette dopo poche ore tutto il consiglio di amministrazione del credito. Alcuni politici, come Fini, ne chiede le dimissioni anche dagli incarichi politici.
Dall'inchiesta emerge che il 23 settembre 2009 avrebbe avuto luogo un incontro presso l'abitazione di Denis Verdini, a cui avrebbero preso parte l'imprenditore efaccendiere Flavio Carboni, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi. In questa riunione si sarebbe delineata la strategia di persuasioni indebite da adottare sui giudici della Consulta intorno all'approvazione del lodo che il 7 ottobre seguente verrà poi bocciato perché ritenuto incostituzionale.[10] Il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietrodefinisce la cupola che si sarebbe costruita attorno a Flavio Carboni una «nuova loggia massonica», con le stesse caratteristiche della vecchia loggia Propaganda 2. Pier Luigi Bersani, leader del Partito Democratico, chiede all'esecutivo di far luce sulla vicenda, mentre il senatore e capogruppo dell'UDC Giampiero D'Aliarichiede l'intervento della Commissione parlamentare Antimafia.
Nell'agosto del 2011 la Procura di Roma annuncia di aver chiuso l'inchiesta P3.
Il 5 novembre 2014 Denis Verdini viene rinviato a giudizio per corruzione. Il processo prende il via il 5 febbraio 2015 davanti alla IX sezione penale.
Caso de L'Aquila: assolto
Nel dicembre 2010 Verdini viene indagato con l'accusa di tentato abuso d'ufficio insieme all'imprenditore Riccardo Fusi riguardo ai 4 appalti da 21 milioni di euro assegnati per la ricostruzione post terremoto a L'Aquila (il politico avrebbe favorito il Consorzio Federico II nel quale era presente Fusi e tre imprenditori aquilani) ma già nell'ottobre 2011 i due vengono prosciolti dal gup perché il fatto non sussiste perché il reato che veniva contestato era assente dai presupposti normativi dopo che ad agosto la Camera non aveva dato l'autorizzazione ad utilizzare le intercettazioni riguardanti Verdini.
Caso della P4
Il 12 giugno 2012 la Giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati accorda ai magistrati di utilizzare le intercettazioni (34 in tutto) che coinvolgono Denis Verdini nell'ambito dell'inchiesta sulla P4. Il PdL è l'unico partito a votare contro.
Caso del Credito Cooperativo Fiorentino: rinvio a giudizio per truffa e bancarotta
La Banca d'Italia, con delibera unanime del Direttorio del 20 luglio 2010, propone al Ministro dell'economia e delle finanze "la sottoposizione dell'azienda alla procedura di amministrazione straordinaria per gravi irregolarità nell'amministrazione e gravi violazioni normative". Con decreto del 27 luglio il Ministro dell'Economia dispone il commissariamento della banca. Il 14 agosto la Banca d'Italia contesta a Verdini un conflitto d'interessi pari a 60,5 milioni di euro per la banca di cui è stato amministratore. Nel marzo 2012 l'istituto, sottoposto dalla Banca d'Italia a liquidazione coatta amministrativa cessa di esistere. Le attività sono acquisite da Chiantibanca mentre le sofferenze sono acquisite dal fondo nazionale di garanzia delle Bcc.
Il 14 marzo 2013, i pm di Firenze chiedono il rinvio a giudizio per Verdini per il procedimento sulla gestione del Credito Cooperativo Fiorentino.
Nel luglio 2014 il gup di Firenze Fabio Frangini accoglie la richiesta dei PM. Viene fissata la prima udienza per il 21 aprile 2015. Verdini dovrà rispondere per truffa ai danni dello Stato.
Il 23 luglio 2015 viene rinviato a giudizio dal gup di Firenze nell'ambito di un procedimento in cui viene ipotizzata la bancarotta fraudolenta per il fallimento di un'impresa edile di Campi Bisenzio che aveva un debito di 4 milioni di euro con il Credito cooperativo fiorentino presieduto da Verdini. La prima udienza del processo si terrà il 13 ottobre.
Caso dell'immobile in via della Stamperia: rinvio a giudizio per finanziamento illecito e truffa
Il 12 dicembre 2012 viene rinviato a giudizio con l'accusa di finanziamento illecito e truffa aggravata: la società Estate 2, amministrata dal senatore amico Riccardo Conti, il 31 gennaio 2011 di quell'anno avrebbe acquistato un immobile in via della Stamperia, in centro a Roma, per 26 milioni di euro dal Fondo Omega di Intesa Sanpaolo per poi rivenderlo poche ore dopo all'Enpap di Angelo Arcicasa, anch'esso indagato, generando così una plusvalenza sospetta di 18 milioni. Il 22 novembre 2014 i tre vengono rinviati a giudizio.
Caso Settemari : accusa di truffa
Nell'aprile 2013, nell'ambito di un'inchiesta per truffa per una presunta indebita percezione di fondi per l'editoria, la Procura della Repubblica di Firenze emette un'ordinanza attraverso la quale la Guardia di Finanza sequestra beni per 12 milioni di euro alla società Settemari di Verdini, Massimo Parisi e altre persone.
Caso dell'appalto della Scuola Marescialli: 2 anni in primo grado per concorso in corruzione
In relazione alle presunte irregolarità legate all'appalto per la Scuola Marescialli di Firenze vengono prima arrestati nel 2010 e poi condannati nel 2012 il provveditore delle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis (3 anni e 8 mesi), il presidente del consiglio dei lavori pubblici Angelo Balducci (3 anni e 8 mesi), l'avvocato Guido Cerruti e l'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli (2 anni e 8 mesi) mentre le posizioni di Verdini e dell'imprenditore della Btp Riccardo Fusi sono stralciate. Verdini si sarebbe attivato affinché Fusi venisse aiutato nei suoi affari e De Santis nominato provveditore con l'aiuto dell'allora Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli.
Il 9 aprile 2014 il Senato dà l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni riguardanti Verdini il quale il 19 novembre seguente viene rinviato a giudizio dal gup Cinzia Parasporo per concorso in corruzione.
Il processo inizia il 10 aprile 2015 davanti ai giudici della VII sezione penale del tribunale di Roma. Il 17 marzo 2016 viene condannato a 2 anni di reclusione con pena sospesa per concorso in corruzione.
Caso della Toscana Edizioni: accusa di bancarotta
Il 25 novembre 2014 viene indagato dalla procura di Firenze insieme al forzista Massimo Parisi con l'accusa di bancarotta fraudolenta in riguardo al fallimento della Società Toscana Edizioni, debitoria nei confronti del Credito Fiorentino di Verdini, avvenuto nel febbraio 2014: i due esponenti politici nel 2005 si sarebbero appropriati di 1,3 milioni di euro della società vendendole quote della Nuova Toscana Editrice, controllata da loro al 40% e con un capitale di 62.000 euro. Vengono messi sotto inchiesta anche i vertici di allora della Toscana Edizioni. Questo processo è collegato ad altri due processi riguardanti Verdini, quello del Credito Fiorentino con 20 milioni di euro di contributi a Il Giornale della Toscana e quello della P3 con Flavio Carboni e altre due persone che nel 2009 versano 800.000 euro alla Nuova Toscana Editrice per rilevare delle quote.
{ Pubblicato il: 01.05.2016 }