Passi l’arroganza, intanto ci siamo abituati, ma l’infantilismo mal si addice a un presidente del consiglio. Renzi in un comizio elettorale ha comunicato agli italiani che lui stava lì per caso e che "domenica si vota per le città, per i sindaci. La partita vera per il governo la giocheremo a ottobre con il referendum". Il segretario del Pd, che ha presentato liste nelle maggiori città e ha scelto i candidati, si tira fuori all'ultimo momento e avverte che la competizione non ha valore politico. Paradossalmente – secondo lui - ce l’ha invece il referendum costituzionale, che al contrario – come è noto – riguarda una riforma votata dal parlamento. Dovrebbe essergli abbastanza noto che oltre che per il sindaco si vota per le forze politiche che compongono il consiglio e che anche i sindaci non sono tecnici neutrali. E' la politica, bellezza. Il singolo elettore vota come gli pare, e difficilmente, se non vota Pd, prima di inserire la scheda si dirà: “questo mio voto è contro il Pd di cui Renzi è segretario, ma non è contro Renzi presidente del consiglio”. Che Renzi fugga quarantotto ore prima delle votazioni è comprensibile, ma pochi mesi fa i giornali intitolarono i resoconti del golpe notarile contro Marino: “Ventisei coltellate, una sola mano”. Oggi quella “mano” si ritira. Orsù, un po’ più di coraggio.

{ Pubblicato il: 02.06.2016 }