fondazione critica liberale
8 commentiRIPRENDIAMOCI L’EUROPA
ROMA 2017
11 PUNTI PER UNA VERA EUROPA FEDERALE
1. L’Europa non è la mera sommatoria dei 28 Stati che la compongono. E’ molto di più perché ad essi preesiste. Ha un’anima profondamente radicata nella cultura classica condivisa.E’ nata dalle leggi e dalle strade, dagli scambi mercantili, dalla comunanza dell’arte, della musica, delle lettere e delle scienze, dalla lingua latina che è stata comune e di cui tutte le lingue nazionali portano tracce ed echi. È in questi paesi europei, vera comunanza di spirito, che sono state pensate e si sono affermate le lotte per la libertà, per i diritti individuali e sociali.
2. Questo soggetto è sopravvissuto a più di 1700 anni di guerre sanguinose, nate dalla volontà di affermazione di particolarismi locali e di entità nazionali, ma ad esso si è tornati dopo l’ultimo conflitto mondiale perché mai più gli europei dovessero subire quella barbarie. Tutti, soprattutto i giovani che non hanno vissuto quegli anni, devono ricordare che nel solo ‘900 le guerre fratricide hanno causato più di quaranta milioni di morti.
3. L’Europa istituzionale che abbiamo costruito, però, ha dimenticato le sue radici e la sua missione storica, si è adagiata sulla pace conquistata e ha spento la sua forza propulsiva. Ha accantonato l’opzione federalista sia nei trattati sia nei programmi politici, e si è ridotta a mera sommatoria degli Stati che la compongono. E a questa funzione ha conformato la sua azione, in una degenerazione che l’ha vista trasformarsi in una camera di compensazione per gli interessi nazionali e per la salvaguardia dell’unico vero potere sovranazionale, il potere economico ed il suo status quo.
4. Il prezzo che oggi l’Unione Europea sta pagando per le spinte centrifughe e separatiste e per l’irrilevanza nel contesto mondiale è dovuto alla perdita di senso della propria funzione e all’irresponsabilità politica checontraddistingue i suoi organismi.
5. Si è così creatauna distanza siderale tra istituzioni e cittadini europei, facilitata e forse voluta dagli stessi partiti nazionali che hanno dato vita ai cd. partiti politici europei, i quali sono semplici contenitori di forze con identità variegate, spesso addirittura contrapposte e sempre legate agli interessi nazionali.
6. Il progetto per l’Europa, al di là di mere enunciazioni retoriche, è assente dal dibattito politico e preelettorale dei partiti per le elezioni nazionali (malgrado il potere decisionale del Consiglio Europeo e quindi degli Stati) e, quel che è peggio, è carente nel dibattito che precede le stesse elezioni europee, ormai trasformate in elezioni nazionali di medio termine e in strumento di regolamento di conti interno (paradossalmente sono state le forze antieuropeiste a riaccendere il dibattito sul futuro dell’Europa). L’esecutivo europeo è politicamente irresponsabile rispetto ai cittadini e opaco nei processi decisionali.
7. Ma l’Europa appartiene ai suoi cittadini, che però sono espropriati da ogni processo decisionale e persino inascoltati. Le spinte nazionaliste non si comprenderanno sino in fondo se non verranno lette anche come forma di protesta e di volontà dei cittadini di esercitare un controllo reale sui governanti, così da riportarli nell’alveo della responsabilità politica e istituzionale. In questa costante degradazione di funzione, ruolo e status dell’Unione Europea gioca un ruolo incontestabile la perdita di vocazione e di missione storica.
8. La crisi economica degli ultimi anni e le ricette che sono state indicate per la sua soluzione si sono rivelate fallimentari per la stragrande maggioranza dei cittadini (non solo in Europa), ma certo hanno comportato un massiccio spostamento di ricchezza che ha ampliato il divario tra ricchi e poveri. La globalizzazione ha prodotto conseguenze imprevedibili quando nacque l’Unione Europea: un processo di riequilibrio economico tra nord e sud del mondo, la consapevolezza che una vocazione al consumo illimitato rischia di distruggere il pianeta e rivoluzionari strumenti di comunicazione. Se l’Unione europea è nata sulle macerie provocate dai nazionalismi, ora ha di fronte problemi altrettanto smisurati: solo un'Europa coesa e consapevole del suo ruolo può aspirare ad attuare una politica atta a neutralizzare gli effetti negativi di questi processi inarrestabili (uno fra tutti la massiccia immigrazione dei disperati che fuggono dalla fame e dalle guerre).
9. L’Europa ha i numeri e le capacità intellettuali e morali per avviare una rivoluzione che sia contagiosa e benefica anche per quei paesi che vivono in condizioni di miseria e sottosviluppo artatamente mantenute e funzionali all’attuale stato delle cose.La perdita di senso è causa di morte per le persone e per le comunità. Ridare senso all’Europa è ridare senso ai suoi cittadini e spinta all’avvenire; è ridare emozione, partecipazione, coinvolgimento, speranza e forza.
10. Per questo l’Europa deve tornare ai cittadini europei, senza mediazioni artificiali. La salvezza dell’Europa sta nella riproposizione del Federalismo. Ma affidare questo compito agli Stati significa decretarne il fallimento in partenza. Spetta ai cittadini e alle forze politiche che credono nel progetto federalista prendere l’iniziativa.
11. Vogliamo:
• Una vera Europa Federale, con un propria Costituzione scritta da una Costituente eletta dai cittadini dei paesi che accetteranno il processo federalista. Questa nuova entità potrebbe partecipare all’UE, come entità sovrana.
• La costituzione di partiti politici organizzativamente unitari, con programmi e identità ben definite, con diramazioni nazionali ma con l’obiettivo di presentare una lista unica nelle elezioni dell’Europa Federale e nell’Unione Europea.
Ciò prefigura un percorso non breve ma assolutamente necessario, durante il quale intanto dovrà essere massimo l’impegno per alcuni passi intermedi:
• La riforma delle istituzioni europee attuali, basata sulla responsabilità politica verso i cittadini europei e quindi verso il Parlamento da loro eletto.
• La semplificazione delle procedure decisionali e la loro trasparenza, affinché ciascun cittadino sia in grado di conoscere e di formarsi una propria opinione, basata su elementi concreti, in merito alle scelte dell’Unione Europea.
• La riduzione del potere degli Stati nazionali alla mera funzione consultiva e l’affermazione della loro partecipazione alle politiche dell’Unione solo come entità territoriali in cui garantirne l’applicazione.
• In assenza e in attesa di una lingua comune, l’affermazione concreta della pari dignità di tutte le lingue nazionali (strumento indispensabile di conoscenza e partecipazione) e l’obbligo del loro utilizzo in tutti i documenti ufficiali, nello svolgimento delle consultazioni pubbliche e negli strumenti di democrazia diretta.
• L’affermazione, nei fatti e nelle scelte politiche anche di medio e lungo termine, di quei valori di progresso e di rispetto della dignità umana che sono alla base dell’Europa dei cittadini.
roma 10 ottobre 2016
{ Pubblicato il: 09.10.2016 }