Sembrano trascorsi millenni, ma sono pochissimi anni che il Pd fu fondato da Rutelli e Veltroni, ora reperti della preistoria. Nessun partito è riuscito mai in così poco tempo a combinare tanti guai e a perdere tanti elettori, pur godendo di una rendita di posizione  assolutamente invidiabile. Ora siamo al capolinea. Ma i Bersani e i Fioroni, i Veltroni, i Terzi, i D'Alema mostrano ancora di non accorgersene. Altrimenti si dimetterebbero immediatamente dalla politica sia rottamandi sia rottamatori. A Genova il "partito dell'astensione" ha colpito ancora. Lo avrebbe previsto anche un bambino di sei anni. Il più numeroso raggruppamento italiano è inesorabile da anni. Colpisce come può: astenendosi dalle votazioni fin dalle regionali dell'Abruzzo e della Sardegna in poi, e un po' dappertutto; nelle primarie anche il più moderato di sinistra preferirebbe Pol Pot piuttosto che votar il candidato del partito più cinico, più affaristico, più inconsistente dello schieramento alternativo. Il partito su cui sono passati Consorte, Penati, Tedesco, Lusi come acqua su un impermeabile. Le "teste di coccio" del Pd sono impenetrabili più del cervello di un burocrate brezneviano. Cadranno tutte assieme, come le pietre di un famoso muro.

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